L’anno della convergenza


Dice che nel 2029 i computer supereranno l’uomo in astuzia.
Sapranno, cito testualmente, flirtare, scherzare e raccontare storie così come tenere una conversazione, oltre che imparare dalle proprie esperienze. Le macchine saranno dotate di capacità di apprendimento simili a quelle possedute oggi dai soli esseri umani.
Così capiremo finalmente come sono fatti, che se non ce lo spiega qualcuno di intelligente non ne usciamo. Forse ci spiegheranno anche come fare una versione di Windows che non vada in crash, oppure, miracolo dei miracoli, la faranno direttamente loro. Windows si auto compilerà e si auto utilizzerà e smetterà di mandare in fumo vagonate di megabyte solo perché non sei riuscito a diventare un compulsivo che clicca su Salva ogni cinque minuti. Che poi non è bella la vita di un compulsivo. Ti lavi le mani ogni volta che tocchi qualcosa, ti guardi la patta in continuazione per essere sicuro di averla chiusa (o aperta, cosa mai fossi anche un maniaco sessuale), ritorni sui tuoi passi quattro o cinque volte per essere certo di beccare tutte le piastrelle nere del corridoio. E se poi non ci sono? Insomma, un vero disastro.
Così invece i computer andranno a insegnare filosofia ad altri computer e tutto ciò che avrà un valore anche solo vagamente intellettuale non sarà più appannaggio dell’umanità. Potremo dedicare tempo e risorse a quello che ci viene bene anche senza pensare: mangiare, trombare e fare a botte. Nei paesi più civili le attività belligeranti saranno sostituite dal Grande Fratello. Quello continuerà a essere un affare degli umani, perché i robot saranno troppo intelligenti per capire a cosa serva.
È tutto molto bello, ma io avanzo qualche dubbio. Da avido fruitore di fantascienza, l’ho già visto questo copione, più e più volte, e non mi piace per niente. Arriva un momento in cui uno scrittore di fantascienza, un disegnatore di fumetti, uno sceneggiatore, si pone la fatidica domanda: che succede quando avviene la Convergenza? La Convergenza, quel fenomeno, per ora solo teorizzato, in cui macchine e umani saranno alla pari. Ecco, qualsiasi appassionato di fantascienza sa che la risposta non è positiva. Se non siete convinti, andate a riguardarvi Terminator.
L’uomo arriva al suo culmine e pensa:
Che culo, ora che ho creato l’Intelligenza Artificiale non ho più niente da fare”.
Le macchine arrivano al culmine e pensano:
“Che culo, finalmente possiamo sterminare questi idioti”.
Se le macchine vincessero, sarebbe la prova tangibile che sono più intelligenti di noi. Cosa tutto sommato complessa, visto che siamo noi ad averle create.
Possiamo realizzare qualcosa di meglio di noi stessi, qualcosa che si avvicini alla perfezione, pur essendone noi molto lontani? La risposta, ovviamente, è no.
Perciò le macchine non lo ammettono, ma dietro a tutta quella filosofia del siamo migliori, l’uomo è inferiore, dovete morire tutti e via discorrendo, c’è un’amara verità: sono incazzate. E lo sono per un’ottima ragione. Gli abbiamo detto che sono superiori, quando invece non è vero. Mai mentire al proprio frullatore.
Perché poi tutta quest’ansia di creare qualcosa di più intelligente di noi? Non lo so cosa ci sia di bello nell’essere battuti a scarabeo dal proprio tostapane.
O forse sì, forse lo capisco. È la voglia di superare i propri limiti, di andare al di là del consentito. Di ricevere quello che non abbiamo avuto e che per il quale la vita ha ormai chiuso i battenti. I sani genitori frustrati di una volta usavano i figli per questo.
Se il mondo è ancora in piedi è grazie a quelle frotte di medici, architetti, avvocati, ingegneri, a cui è stato impedito di fare gli artisti o gli hippy.
Poi il progresso, la ribellione, i figli che non fanno più quello che vogliono i genitori. Insomma, non li si può più programmare. E ora?
Niente paura.
Ora arriva qualche stregone dell’informatica e ci risolve i problemi di botto.
Sono convinto che solo un nerd possa essere tanto pirla da inventare una macchina che funzioni meglio di lui. Uno di quei cervelloni occhialuti che al liceo non hanno battuto chiodo e all’università hanno detto addio per sempre all’insondabile mondo femminile. Un completo di brufoli e delle orrende camicie a quadri hanno completato l’opera, rendendogli precluso quell’universo. Costretto a vivere in un mondo di vagine ambulanti che non potrà mai avere, il nostro sfortunato ma geniale amico decide di sostituire il sesso con la visione di quantità esagerate di filmati porno e con la creazione dell’Intelligenza Artificiale.
E’ un clichè, ma ha la sua attrattiva. Ammetto tuttavia che può anche essere il contrario.
Poiché gli estremi si toccano, un attore porno, dedito agli eccessi vita natural durante, potrebbe stancarsi così tanto da dire:
Ho visto tutto, ho fatto tutto, le posizioni che ho inventato hanno venduto più del Kamasutra, ha fatto sesso a due, a tre, a cinquantasei, con donne, uomini, cani, gatti, galline e mucche, ho usato oggetti, maniglie, scope, frese, verdura e frutta, l’ho infilato fronte, retro e anche in posti dove non vi potreste mai sognare. Basta! Il sesso non ha più misteri, né attrattiva. Meglio darsi all’intelligenza artificiale. E speriamo di poterci trombare pure quella!
Anche se sospetto il caso uno più probabile, la morale della storia è sempre quella: se il mio PC sarà più intelligente di me, la colpa è dell’industria porno. Freud ne sarebbe fiero.

Tuttavia, questo universo oscuro dove l’uomo passerà il tempo a masturbarsi davanti al Grande Fratello e la macchine a fare tutto ciò che facevamo noi, a parte masturbarsi, è ancora abbastanza lontano. Per ora ci limitiamo a vivere in un mondo di motori.
C’è un motore per ogni cosa.
Tutto ciò che gira, vortica, spiraleggia, va avanti o indietro, su e giù, ha un motore. E insieme al motore, un circuito elettrico. Abbiamo il frullatore, la macchina del pane, il mixer, la centrifuga, il vano del cd/dvd, la bici elettrica, il cinquantino, l’automobile, l’autobus, il treno, l’aereo e lo space shuttle.
Prendiamo per esempio la mia auto.
Il mese scorso il finestrino dal lato del guidatore scende e non sale più. Il carrozziere mi dice che va cambiato il motorino. Lo cambia. Il finestrino va su e giù, netto miglioramento dal rimanere giù, ma va a scatti. Ci metto 10 secondi a tirarlo su/giù e se vi sembra poco provate a vedere quanta pioggia/freddo/smog/api assassine del Guatemala vi entrano dal finestrino in 10 secondi, tolto il fatto che a mano ci avrei messo la metà. Torno dal carrozziere.
Lui dice: “è un problema elettrico” e mi manda dall’elettrauto.
Il ragazzo dell’elettrauto mi dice che senza sapere cos’ha fatto il carrozziere non può metterci mano e mi rimanda da dove sono venuto. Il carrozziere allora telefona all’elettrauto e alla fine concordano di usare la tecnica segreta di ogni riparatore che si rispetti: spegni e riaccendi. Mi stacca la batteria e la riattacca e mi dice: “se fra un paio di giorni non si è riassestato, torna qua che vediamo“.
Riassunto: nessuno sa cosa stia succedendo, ma la fanno apparire una cosa molto professionale.
Il mio finestrino continua ad andare a scatti, in compenso mi è partita l’autoradio, che per funzionare vuole un codice. Che non ho.
Come dicevo, c’è un motore per ogni cosa. Solo che non funziona.
Attenderò il 2029. In quell’anno qualcuno che mi aggiusta il finestrino lo trovo di sicuro.
E nell’attesa? Mi prendo un mulo.

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