L’eredità per mia figlia prima che entri nel mondo

Questa è la storia di come l’arrivo di Maddalena ha cambiato molte vite, a partire dalla mia, ben prima che lei esistesse.

Tre anni fa conobbi Ilaria.
Un paio di mesi più tardi ebbi un’intuizione geniale, una di quelle che ti cambiano la vita se hai la fortuna e il coraggio di seguirle.

L’intuizione fu: non abbiamo abbastanza relazioni.

Non abbiamo abbastanza relazioni per stare di fronte alla realtà che stiamo per costruire, non abbiamo sufficienti relazioni che siano affini al tipo di coppia e di famiglia che stiamo costruendo.

E soprattutto, quando Ilaria rimarrà incinta, non abbiamo sufficienti relazioni che ci possano dare il sostegno, l’esperienza, la cura e tutta la comprensione che io desideravo che mia moglie avesse.

Avevo in mente una determinata quantità e qualità di comprensione e cura: eravamo ben lontani dall’averle entrambe.
Relazioni ne avevamo.
Non erano abbastanza per sostenere la qualità di famiglia che avevo in mente.

È stata la prima volta della mia vita che sono stato lungimirante.

Paradossalmente ho cercato un certo tipo di relazioni pensando al momento in cui Ilaria avrebbe stretto al seno un pargoletto/pargoletta.

È paradossale, se pensiamo che questa intenzione viene dalla stessa persona che si sveglia con i muscoli contratti dal solito attacco di panico mattutino, al grido di “sta arrivando, sta arrivando!
Ok, amo esagerare. Ma nemmeno troppo.

Non sapevo come fare. Sono andato un po’ a casaccio. E per molto tempo, ho aspettato che, per il solo fatto di volerle, queste relazioni si creassero da sole.
A un certo punto ho avuto la seconda comprensione fondamentale: dipendeva da me.
Quindi sono proprio andato a cercarmi le persone che corrispondevano ai criteri che desideravo.

I criteri erano semplici: volevo la verità, tutta quella che fosse possibile avere da una relazione.

È un po’ come quando cerchi la compagna di vita: non è che ti prendi la prima che trovi e dici: “Dai, proviamo come va“.
All’inizio forse sì, ma man mano che procedi e ti chiarisci, selezioni sempre più le persone che incontri.

E ho compreso come dovevo fare.
Se vuoi tutta la verità possibile, devi essere più vero possibile.
Non nasconderti mai.

E devi volere che l’altro voglia la tua verità con la stessa forza con cui tu vuoi la sua.

Tutto qua? Tutto qua.
Ci avevo costruito la relazione con Ilaria su questi presupposti. Aveva funzionato.
Si trattava solo di allargare il cerchio.

Ovviamente, tutto qua nasconde un mondo.
Ci voleva abilità di comunicazione e capacità di dare e ricevere comprensione.

Le persone stanno le une alle altre come stanze senza luce: piene di oggetti, ma sconosciute.
La comprensione è accendere la luce. Fugare le ombre, illuminare anche gli angoli bui.
Rendere chiaro ciò che era oscuro. Per sé e per gli altri.

E quindi ci serviva la comprensione.
Comprensione, comprensione e ancora comprensione. Quintali, tonnellate di comprensione.
Ce ne voleva tanta e costante nel tempo. No, costante non rende l’idea. Ci voleva sempre.
E ci voleva cura, attenzione, stima, fiducia. Stima a fiumi. Fiducia in esondazione. Cura maniacale.
La fiducia che gli altri hanno in te è il limite oltre il quale andrai.
La stima è l’argine entro il quale puoi scorrere. Sicuro di non perderti.
La cura è quanto è resistente il legame.
Può essere una cordicella, può essere il cavo da traino dei rimorchiatori. Io volevo la seconda opzione. Niente di meno.

Nel mio cammino ho trovato persone a cui ho mostrato la mia intenzione, anche in maniera esplicita. A qualcuno l’ho pure detto: “Creiamo una relazione fatta così e così?”
Credo che qualcuno se lo ricordi anche.

Sorvolo sulla fatica fatta, sul tempo speso, sulle ferite che ho ricevuto ma soprattutto su quelle che ho inflitto. Che pesano di più di quelle ricevute.

Non a tutti interessava, com’era legittimo che fosse. Ad altri sì, ma non erano pronti in quel momento. C’era chi pensava di volerlo. In realtà non era vero.

Con chi è rimasto abbiamo costruito insieme un luogo dove comprensione, stima, cura e tanto altro fossero lo standard e non un optional.

E queste relazioni che ormai ci costituiscono, ci hanno cambiati e hanno reso più piena la vita di noi tutti.

Perciò, la mia cerchia di relazioni primaria, il mio luogo da chiamare casa esiste perché ho iniziato a pensare a mia figlia tre anni prima che fosse anche lontanamente concepita.

Ora Maddalena sta per nascere e si troverà una rete di relazioni forte e coesa, una rete di persone che tiene tantissimo al suo arrivo, come se fosse in un certo senso anche figlia loro.

C’è chi costruisce casa, chi imbianca la cameretta, chi monta la culla.
Io ho fatto l’unica cosa che so fare bene: ho unito i mondi e ho edificato la mia casa di relazioni.
Questo è il mio dono per Maddalena.

L’eredità per il suo ingresso nel mondo.

2 Risposte a “L’eredità per mia figlia prima che entri nel mondo”

  1. Caro Matteo! Sei adorabile!
    Per riassumere: ti sei evoluto! E che evoluzione consapevole, frutto di lavoro su te stesso…
    Complimenti!

  2. Sì, immagino di poter dire così. E’ una strada che va sempre avanti.
    Grazie.

I commenti sono chiusi.

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