Ogni cosa (storielle sulla fine del mondo)

“Dicevano che il mondo sarebbe finito inghiottito dalla plastica.” disse il professor Grossman. Si tolse gli occhiali, ci alitò sopra e li pulì con un lembo della camicia. “Quello che non ci hanno detto è che sarebbe successo letteralmente.”

Nello studio calò un silenzio spettrale, rotto solo dal ronzio delle telecamere.

“Professore, lei è il maggior esperto mondiale in questa situazione. Ci dica cosa sta accadendo.”

Grossman sorrise alla telecamera e a Jerry, il conduttore, in modo forzato.

Il maggior esperto, in quella situazione, equivaleva a dire che ne sapeva quanto un bambino di terza elementare di fisica quantistica.

“Quello che sappiamo è che quattro giorni fa il Pacific Trash Vortex, l’isola di spazzatura più grande al mondo, si è spostato, al di là del movimento delle correnti e sta puntando sulle coste della California. Nel tragitto ha inglobato navi, imbarcazioni e perfino un elicottero che volava troppo basso.”

“Com’è possibile?”

“Riteniamo che abbia acquisito una volontà propria.”

L’ennesimo silenzio sembrò durare in eterno.

“Sta scherzando, vero?”

Il professore si aggiustò gli occhiali sul naso, con un movimento fin troppo lento.

“Le ipotesi sono decine, disse, La più accreditata è che l’ecosistema batterico che da decenni convive con l’ammasso di spazzatura, si sia evoluto in una rete, si sia fuso con l’ammasso e abbia creato, di fatto, una gigantesca, ancorché primitiva, rete neuronale.”

“Mi prende in giro?”

Grossman allargò le braccia.

“Jerry, sono solo teorie. E non ha sentito le altre.”

“Mi basta questa. E quindi, ci troviamo di fronte a una nuova specie vivente?”

“Se questa teoria è corretta, sì. Alcuni affermano addirittura che la plastica senziente sia l’ultimo gradino della scala evolutiva, di cui l’uomo, a questo punto, è solo un anello di congiunzione. Ovviamente è follia.”

Ma lo sarà davvero?

A giudicare dalle facce dei presenti nello studio, non era l’unico a farsi questa domanda.

Jerry aprì e chiuse la bocca più volte, ma non ne uscì che un fiato. Pareva un pesce che annaspa.

“Ok, che vuole questo mostro?”

“Non lo sappiamo. C’è chi dice che voglia fermare il No Plastic Act.”

“Cosa?”

“L’accordo fra le nazioni di smettere di produrre plastica e di progettare una bomba a nano particelle, in grado di ridurre in atomi qualsiasi costrutto in plastica in breve tempo.”

Jerry strabuzzò gli occhi.

“E come fa a sapere che c’è?”

La voce era al limite dell’isteria. Grossman lo capiva bene. D’altronde, che poteva fare? Allargò le braccia, in segno di resa.

“Professore, se questo mostro sa di un accordo internazionale, allora non ha un cervello così elementare come mi ha appena detto, no?”

Grossman inspirò profondamente, più per prendere tempo che per un reale bisogno. Aveva finito le risposte da un pezzo.

“Riteniamo che l’isola abbia preso coscienza e sia come una creatura elementare, un’ameba, mossa dai suoi bisogni primari: riprodursi, mangiare. Se una di queste due funzioni è in pericolo, attacca.”

“Ameba un cazzo! Ma l’esercito potrà fermarla?”

Al professore scappò una risatina ironica.

“Dio, Jerry, è grande come un continente! Secondo lei cosa può fare un esercito contro un continente?”

“Si parla di sganciare l’atomica.”

“Si parla di sganciarne ben più d’una.”

“Siamo dunque sull’orlo della fine del mondo?

“Forse il mondo è finito da un pezzo e ce ne accorgiamo solo ora.“

Un cameran si avvicinò al conduttore e gli bisbigliò all’orecchio, spezzando per qualche secondo quell’atmosfera lugubre e irreale. Jerry si risistemò sulla poltrona e cercò di ricomporsi nella sua solita maschera da professionista.

“Senta, mi dicono di farle chiudere con un’ultima battuta, che poi devo mandare la pubblicità.” sorrise a denti stretti “Quella ce la troviamo fra i piedi anche a un passo dall’apocalisse.”

Grossman provò per un istante un moto di affetto sincero.

“Mi dica.”

“Abbiamo un continente di spazzatura, senziente e incazzato, che sta per arrivarci addosso. “

“Sì, possiamo dire così.”

“Secondo lei si riproduce?”

“È probabile.

“E come?”

“Mangiando.”

“Bé, meno male, niente atti sessuali strani.”

La battuta cadde nel vuoto. Jerry sorrise a denti stretti e si dondolò sulla sedia.

“E cosa mangia?”

Il professore ripeté il gesto di pulirsi gli occhiali. Jerry era in apnea. Si sentiva solo il respiro affannoso del cameran.

Grossman inforcò gli occhiali e guardò dritto nella telecamera.

“Ogni cosa.”

 

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