6 gradi di separazione ansiogena


Mettiamo subito le cose in chiaro: il titolo non c’entra un tubo con quello che sto per scrivere. Però mi pareva bello citare i 6 gradi di separazione, che anche se nessuno (sottoscritto incluso) sa davvero cosa siano, ti dà quel certo non so che ti fa sembrare figo.
Su questo blog si parla di roba prosaica e, in accordo al detto parla come mangi, anche gli argomenti e il linguaggio si adeguano di conseguenza. Dimenticate Alberto Angela: l’argomento di oggi sono gli Smartphone.
Ho una convinzione a riguardo: gli Smartphone sono l’ultima geniale invenzione del demonio. Ti attirano in una spirale di ossessione dalla quale puoi uscire solo con la morte. E forse neanche con quella.
Che poi, diciamocela tutta: non sono così utili. Partiamo col concetto di “portatile”.
Durano 3 ore se li usi, 3 ore e mezza se non li usi. Per essere sicuro di non restare a metà della tua imprescindibile partita di Angry Birds, devi portarti dietro un cavo e un vecchio Nokia di riserva, nel caso dagli amici o sul lavoro non ci fossero prese libere da vampirizzare. Perciò portatile significa che ti porti dietro almeno quattro oggetti, perché c’è anche una batteria di riserva, caso mai il vecchio Nokia decidesse di morire in quell’istante.
Lo Smartphone è così portatile che il suo proprietario si trasforma in breve tempo in un vampiro di energia elettrica. La prima cosa entrando in casa d’altri è dire buongiorno, poi chiedere dov’è la presa più vicina. Il padrone di casa, con gli stessi problemi che c’hai tu, ti comprende. Quando lo Smartphone è al sicuro si passa ai convenevoli, poi si vedono le notifiche su Facebook, si finisce la partita ad Angry Birds iniziata prima, si stacca la presa, saluti e arrivederci. Se poi penso che non c’è manco lo Snake integrato, mi domando davvero cosa l’abbiamo chiamato “Smart” a fare.

Sì, ma che c’entra il demonio, mi dirai te?
C’entra, che dopo alcuni giorni hai disimparato a telefonare. Dici che non ti serve più, che telefonare è obsoleto. E allora perché le compagnie telefoniche continuano a chiamarsi telefoniche e si ingrassano coi tuoi soldi, anche se hai smesso di telefonare? Forse perché ora bruci il tuo stipendio in Gb, che hai Youtube e le notifiche di Facebook da tenere d’occhio? Chissà.
Dire che con lo Smartphone si diventa drogati di Facebook è un blando eufemismo. E’ come dire che il morso di un vampiro ti cambia solo l’alimentazione.
Facebook diventa il mondo. Tutto il tuo fottuto mondo. E le notifiche, il tuo legame con il tutto.
Per me che ho la fidanzata senza Facebook è un problema: non so come interpretare le faccine e non ci sono notifiche delle richieste in arrivo. E non posso nemmeno metterle in stand-by, leggerle dopo o non leggerle del tutto.
E qui parte l’ossessione.
Capisci quanto sei malato dal numero di notifiche che non sei disposto a perdere. Purtroppo è impossibile evitare di guardare Facebook finché hai uno Smartphone carico sottomano. Satana l’ha fatto bene il suo lavoro. Ecco perché io uso una terapia d’urto: due giorni di montagna.
Lo Smartphone lo lascio nel cruscotto dell’auto. Non ci sono prese di corrente oltre i 2000. Un giorno ho provato il modulo zio Fester, ma non funziona. E poi col cavo in bocca anche alle capre sembro un deficiente.
Non porto su nemmeno il vecchio Nokia, tanto non prende. Basta un amico con l’Iphone e ci pensa lui. L’Iphone pare che vada dappertutto e se non è così, un ologramma di Steve Jobs ti tiene compagnia raccontando barzellette.
Senza Smartphone per due giorni che succede? E soprattutto, senza notifiche di Facebook? Ecco qui.

  • primo minuto senza notifiche: tutto bene
  • secondo minuto: tutto bene.
  • Terzo minuto: tutto bene. Forse.
  • Al decimo minuto cominci a sentire una mancanza. Come quando ti alzi da tavola con un languorino. Non gli dai troppo peso.
  • Dopo mezz’ora pensi che ti stai perdendo delle comunicazioni importanti, ma che ce la puoi fare.
  • Dopo due ore sei sicuro che il tuo migliore amico abbia annunciato il suo matrimonio e tu te lo sei perso.
  • Mezza giornata: l’amico si è sposato. Tuo fratello, venuto apposta dal Guatemala, ha fatto da testimone, perché lui laggiù lo vede Facebook.
  • Sul calare della sera sei sicuro che la tua fidanzata si sia aperta un account Facebook, solo per scappare con tuo fratello in Guatemala.
  • La notte, appena chiusi gli occhi, sai che il mondo non ti appartiene più.
  • La mattina dopo sei morto.

Pochi sopravvivono. Per chi ci riesce, si apre un destino nuovo. Un destino fatto di cielo azzurro, montagne e natura. Di persone che parlano, emettendo suoni, anziché chattare. Di un mondo dove non sei più connesso al tutto. O forse è ora che lo sei davvero e non l’avevi mai capito. Dove non ti interessa se tuo fratello è venuto su dal Guatemala perché, lo ricordi solo ora, sei figlio unico. E dove la tua fidanzata non è andata con nessuno, tranne che con te. Ti ha seguito lì in montagna. Tu non lo sapevi perché non ti arrivavano notifiche, dato che lo Smartphone è rimasto, spento, nel cruscotto della macchina.
E alla fine torni. Torni a casa, accendi il cellulare. Trovi 800 notifiche di Facebook. Sospiri. Spegni il cellulare e ti rilassi. Pensi alla montagna, al mondo e all’universo e parli con le altre persone senza che nessuno ti avvisi della cosa. E’ bello. Ti senti in Paradiso.
Poi scopri che l’effetto dura dai due ai tre giorni massimo. La civiltà e la sua voglia di contatti virtuali ti investe ben presto con la sua prepotenza. Maledici lo Smartphone, insulti Facebook e posti tutto il tuo odio sulla tua bacheca, mentre stai guidando. Vedi il palo all’ultimo minuto. Ti schianti e muori. Stavolta è per davvero.
La tua anima finisce a calci in culo giù all’Inferno. Anche se sei stato un santo.
“Ma perché?” protesti.
Il diavolo ti sventola il contratto del tuo Samsung sotto il naso, sezione righe piccole. E ride. Ora lo capisci perché le compagnie telefoniche si ingrassano, anche se nessuno il telefono lo usa più. Capisci tante cose, ma ormai è tardi.

E all’Inferno nessuno ti farà giocare a Snake.

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