I tempi che non verranno

E così, oggi siamo agli appunti di chitarra.
Scelta difficile, quella di buttarli.

Nei traslochi c’è sempre qualcosa da buttare e qualcosa da affrontare.

Dovrei averci fatto il callo, che dici? Con il mio passato di traslochi, ormai dovrei sapere tutto. Ma non è così.

Gli appunti di chitarra non li avevo affrontati prima d’ora.

Ricordi di anni a strimpellare, di assoli insensati e logorroici, di tentativi di capire lo shuffle, di esercizi sul plettro alternato (che non ho mai fatto davvero), di scale maggiori, pentatoniche e tablature di Nothing Else Matter e Wind of Change.
Di quinte, none e settime. E gli accordi diminuiti?
Troppo strani, con quel suono indecifrabile che non sai mai davvero dove metterlo. E poi, per fare power chords in palm muting mica servono!

Stavano lì, gli appunti, conservati in un raccoglitore dei tempi del liceo, e lasciati ad ammuffire in una scatola per anni, in attesa di “tempi migliori”.

I tempi del “ma un giorno magari li riprendo in mano”

Vien da ridere a pensarci, ma quante volte mi è successo?
Infatti non rido per nulla, mentre li tiro fuori dal raccoglitore e li guardo uno a uno. La scala blues almeno me la tengo? E le armonizzazioni della scala maggiore? E gli accordi di Pentup House? E…?

Sospiro. Troppi magari e ma nelle intenzioni del prossimo futuro.

La musica rimarrà sempre una di quelle tre o quattro passioni che vivo in maniera viscerale, come i cartoni animati, il fantasy, la scrittura e i giochi di ruolo.
Ma non sarò mai un musicista.

Rimarrò una scarpa, con un pubblico di una persona sola.
Niente folle in delirio, niente dischi, niente gruppi metal dai nomi improbabili e satanici.

La musica rimarrà per sempre, gli appunti no.
Inutile farli passare tutta la vita dentro uno scatolone. E così, ho detto loro addio.

L’attesa dei tempi che non verranno si è conclusa.

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