Tu ed io

La mattina ci svegliamo insieme, tu ed io.
Quasi insieme. Io mi alzo sempre un poco prima.
Ciabattiamo verso la cucina. Io faccio colazione. Tu ti sdravacchi sul divano con la flemma di chi non ha un cazzo da fare tutto il giorno. Io intingo i biscotti nel thè e ti guardo con una certa invidia e un astio che non faccio nulla per nascondere.
Poco dopo appari in cucina.
Passi davanti alla scodella, ben sapendo che non troverai nulla per le prossime 12 ore, ma con quello sguardo un po’ ingenuo di chi spera che l’impossibile salga nella scala delle probabilità e sia, almeno per una volta sola, poco meno che improbabile. Una flebile speranza, che non ti impedisce di dare un’annusata in giro, con un’aria di finto disinteresse, come a dire: bè, non si mangia niente oggi?
Cazzo, sembri me quando apro le e-mail di risposta agli annunci porno e spero che una mulatta con il viso di Jessica Alba e le tette della Marcuzzi voglia dedicarsi vita natural durante all’arte sacra dello svuotamento dei miei testicoli, per via orale. Invece niente. Sempre e solo 899. Come se non lo sapessi.
È la speranza che ci frega tutti, Puzzolo. Quel pernicioso sentimento che ci fa vivere sospesi nel mondo del vorrei, evitando accuratamente l’hic et nunc. Troppo filosofico per un dialogo di prima mattina con un cane, mi dirai te.
Lo penso anch’io.
La verità, immonda bestia mangia pane a ufo, è che mi piacciono le tette e le loro portatrici sane. Le tette, quelle grosse, sode, che sbudinano fuori dalle scollature ad ogni movimento poco più che oscillatorio, quelle che esplodono nella loro pienezza dietro a magliettine attillate nella stagione estiva. Cazzo come odio l’estate!
C’è una precisa connessione fra il numero di seghe giornaliero e la colonnina di mercurio. Più caldo, più tette, più seghe. Perché la matematica non è un’opinione.
Il fatto è che ho educato la mia spada laser (e lasciami ‘sta metafora di Star Wars senza rompere i coglioni, per favore) ad alzarsi prontamente durante la visione di scene hard di film di serie Z e speciali di PentHouse e Playboy.
Condizionamento pavloviano del cazzo. Nel vero senso della parola.

Io parlo.
E tu mi guardi con un’aria interessata di chi cerca di comprendere. In realtà vuoi solo da mangiare. Io lo so, ma faccio finta di non saperlo. L’aria adorante che hai stampata sul musetto tanto puccioso altro non è che il volto della fame. Lo so, ma ancora una volta faccio finta di non saperlo.

E così, la tua adorazione per le gocciole intinte nel thè si trasforma in devozione. Affetto. Fedeltà. Fedeltà a cosa poi?
Eppure, una creatura devota non è forse meglio di una affamata, quando ti alzi la mattina stanco, intontito e con voglia sotto zero di andare a lavorare?
E che sia cane, umano o canarino, non importa. L’ego non distingue e ringrazia e continua il suo viaggio nelle sue illusioni.
Ecco cosa sei Puzzolo: un potenziatore di ego. Perché avere una bestia scondinzolante che viene incontro solo a te ti fa sentire bene. Ti fa sentire amato. Ti fa sentire importante. È un mero scambio di beni: io ti nutro, tu in cambio mi adori.
E il fatto che abbia detto queste cose in seconda persona e non in prima la dice lunga su quanto sia lucido per affrontare la cosa.
Ok, mi dirai tu: filosofia spicciola di prima mattina con un cane passi, ma quest’autoanalisi del cazzo no, per carità. Hai ragione.
Tornerei a parlare di tette, ma la mattina scorre ormai via silenziosa. Quel lunghissimo attimo che sta fra il dormiveglia e l’uscita di casa, fra il non essere e l’essere, ormai si sta per concludere.

Oggi ci passerei la vita fra quell’intercapedine inerte di esistenza.

2 Risposte a “Tu ed io”

  1. Ciao Vania, grazie.
    Sì, tante parolacce, quando scrivo di malessere spesso sono abbastanza sboccato. Diciamo che non ho filtri fra quello che scrivo e quello che direi dal vivo, con quello stato d’animo. A Bukowski gli è andata bene…

I commenti sono chiusi.

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