Prova di forza

Andare dal dentista è una delle esperienze quotidiane più atroci che mi possano capitare. Quotidiane non nel senso che accadono tutti i giorni, dio me ne scampi!
Ma è una di quelle cose che prima o poi nella tua vita da essere umano pseudo civilizzato e con una seppur minima cura del tuo corpo ti tocca mettere in conto. Quando entro dal dentista penso che la civiltà non sia poi così appetibile.
Lo so, sono una pippa.
Il fatto è che mi traumatizza che qualcuno armeggi con palesi strumenti di tortura nelle mie cavità orali. In realtà, in tutte le cavità. Ma finora, per fortuna, ci siamo limitati a quelle orali. E spero che la mia esperienza si fermi lì.

Quel malefico ordigno chiamato banalmente “lettino del dentista” è in realtà un temibile estrattore di terrore. Un oggetto malvagio, capace di tirarti fuori e di espandere all’ennesima potenza ogni stilla di paura che, da bravo ometto occidentalizzato, hai represso durante lo svolgimento della tua banale vita quotidiana.
Per dirla in breve, su quel lettino mi cago sotto!

Comincia allora una conversazione su due livelli che segue sempre il medesimo copione. All’ascoltatore medio sfuggiranno i complessi significati di tale scambio.
Egli penserà, errando, che siano solo dei patetici tentativi da parte del sottoscritto di evitare lo scempio gengivale prossimo.
Chi riesce invece ad andare al di là delle miserie umane si renderà ben conto di come, prima della temuta operazione, avvenga un duello verbale volto a piegare la volontà del proprio avversario.

Perché il dentista non è altro che questo. Un temibile avversario, un campione del marketing più estremo. Uno che cerca di convincerti che traforarti le gengive, maciullare molari ed estrarre incisivi sia per il tuo bene. E che tu debba anche pagarlo per questo!

Io cerco di dimostrare il contrario. Parto svantaggiato però.
Nella moderna società attribuiamo un valore quasi assoluto alle assurde profezie che i moderni stregoni, da noi chiamati improvvidamente “medici”, elaborano. Ah…i danni della socializzazione secondaria!
Aver studiato sociologia mi aiuta a vedere i trucchetti messi in atto dalla società per piegarti, ma non mi aiuta a difendermene.

Era meglio fare l’idraulico. Come il mio vicino di casa. Che mi chiede trenta euro per girare una vite del lavello, vite che io non so girare.
Lo guardo e mentre gli sgancio la grana penso:”Tutto qui? Se avessi fatto l’idraulico adesso saprei avvitare anch’io il mio lavandino.”
E avrei un lavoro vero.

Ma torniamo su quel lettino.
“E’ proprio necessario?”
Lo chiedo per l’ennesima volta, sapendo di aver già perso gli scontri precedenti.
“Certo – risponde lui bonario.

E attacca a spiegarmi con finta pazienza come e perché sia necessario estrarre quei maledetti denti del giudizio.
È la sesta volta che me lo spiega, ma fa parte anche questo del marketing.
Non si scompone mai. Sa che per arrivare al suo subdolo scopo è necessario ripetere, fino alla sfinimento, gli stessi concetti. Di ripeterli e ripeterli, in modo che si attacchino con forza alla corteccia cerebrale del babbeo di turno.
Ci cado come un allocco.

“Vabbene…”

Lui sorride, sempre bonario. Lo fa per rassicurarmi e ci riesce pure. Bastardo!
Apro la bocca fiducioso mentre lui avvicina una siringa dalle dimensioni ciclopiche. L’anestesia. L’unica vera arma in mano ad un dentista per convincerti che ciò che sta per fare è per il tuo bene. Se non ci fosse l’anestesia non esisterebbero dentisti.
Infatti un tempo li chiamavano in altro modo. Molto meno lusinghiero.

Quando mi caccia dentro l’ago borbotto qualcosa che potrebbe suonare come un “ahi”, ma in realtà è un insieme di suoni astutamente preordinati per indurre il dentista a fermarsi.
Lui continua imperterrito e mi inocula il mefistofelico siero. Sente la vittoria in pugno ormai.
Quando percepisco l’ago che scende e che perfora le pareti gengivali, il mio corpo agisce con studiata abilità tattica.

“Sto per svenire…”
Lui sorride, con quel sorriso dannatamente e insistentemente bonario.
Mi ricorda Max von Sidow in “Cose Preziose”. Anche lui sorrideva sempre, con quella bonarietà sinistra di chi aveva ben altri progetti che regalarti le figurine…
Non si scompone nemmeno questa volta.

“Non ti preoccupare. Adesso ti do due gocce che ti impediscono di svenire.”
Cosa?!?! Esiste anche una cosa del genere?

“E come funziona?” – lo chiedo nella speranza di trovare delle falle nei suoi percorsi mentali.
“Lo svenimento è dovuto ad un calo di pressione. Questa medicina ti alza un po’ la pressione, impedendoti di svenire.”
E sorride. Bonario.
Dannato, ne sa una più del diavolo. Che abbia guardato Cose Preziose?
Comunque la sua assistente mi dà la medicina. La trangugio senza fare storie. Ormai è chiaro chi sarà il vincitore di questo duello. Sono rassegnato.
Però è triste osservare come anche la tua tattica migliore fallisca così!

Non c’è più scampo. Solo dei deboli tentativi di imporre la mia volontà, adducendo il fatto che sento male in alcune zone della bocca. Lui accorre con sapienza, quasi con amore, a colmare quei vuoti con altri dosaggi di anestesia locale.
Ma lo fa bonariamente. Ed io sono contento.

Quando attacca a demolire i miei denti non sorrido più. In quella mezz’ora e passa succede di tutto. Mi sento come il protagonista sfigato dei film dell’orrore, quello che è chiaro a tutti che morirà. È chiaro perfino a lui.
Resta solo da capire come.

La mezz’ora passa, forse anche di più.
Sono sconvolto, scioccato, dolorante.
Lui mi guarda e mi sorride.
“Sei stato bravo.”
E io sorrido a mia volta, o meglio lo farei se avessi la bocca per farlo.
Mi limito a biascicare qualcosa ma il messaggio che arriva è chiaro. Anche stavolta ha vinto lui.

Completamente soggiogato, tiro fuori il bancomat e rendo onore al mio avversario con un congruo contributo in denaro.
Ci salutiamo, con la promessa di rivederci di lì a poco. Bisogna togliere i punti. E poi, chissà quante altre cose si potranno fare…

Sono sulla porta. La apro e mi appresto ad uscire.
Ed è lì che alla fine capitolo definitivamente.
L’ultimo baluardo, l’ultimo moto di orgoglio cade.
“Grazie.”

La resa incondizionata.
Lui sorride. Bonario.
“Grazie a te.”

Ha vinto ancora.
E lo sa.

13 Risposte a “Prova di forza”

  1. Questo è molto più che sdrammatizzare! Tra le tante cose, mi fa sbellicare: “…E poi chissà quante altre cose si potranno fare…”.
    Bravo!!!

  2. Ti immagino là, seduto e in balia del “mostro” dentista. Di tipi come te ne ho conosciuti parecchi, perchè io ci ho lavorato dal dentista e sono assolutamente mansueti. Tu sei troppo forte nel descrivere quello che i pazienti, come agnelli sacrificale, sopportano. Molto veritiero e arguto il finale.
    Hai un modo di esprimerti veramente esilarante, ogni tanto, mentre leggo, mi esce uno sbotto e rido, apertamente.
    Bravo!!!!

  3. La cosa assurda è che io ho iniziato a scriverlo dicendomi: ora scrivo un racconto dell’orrore. Perchè questo è stato, una seduta dell’orrore, roba che neanche Poe se la sognava. Invece è venuta fuori una cosa comica! Mah…

  4. Matteo, la tua anima è da giullare non da serial killer quindi lascia stare con l’horror!
    Devo farlo leggere alla Sabrina, lei è dentista… 🙂

  5. Uno dei tuoi migliori. E pensare che l’ultima volta dal dentista mi sono fatta un sacco di risate.

  6. Ciao, Matteo.
    Ho scoperto per caso il tuo blog grazie al sito “La vetrina dello scrittore esordiente”, sul quale hai pubblicato la tua raccolta di racconti che comprende anche questo divertentissimo episodio dal dentista. Sono in contatto con il creatore del sito, a cui mi sono offerta come correttrice di bozze, essendo un’attenta lettrice (non mi sfugge praticamente nulla ^^) nonché aspirante scrittrice, e devo dire che il tuo testo, al di là di pochi errorucci come un paio di fastidiose “d” eufoniche e qualche virgola mancante o di troppo, è scritto veramente benissimo. Purtroppo, so che le raccolte di racconti non sono facili da pubblicare, ma secondo me avresti una minima speranza di avere un discreto successo, se tentassi di proporlo a un editore, considerati anche i diversi pareri positivi che hai ricevuto su questo tuo blog. Sarebbe un peccato rimanere nell’ombra, data la tua bravura, non trovi? 🙂 L’editoria ha bisogno di scrittori bravi come te!
    Fammi sapere cosa ne pensi. Intanto, ancora complimenti, e tanti tanti auguri di buona fortuna!
    A presto! =)

    PS: ricordo che una mia compagna delle medie, alla fine dell’esame orale di terza, mi disse: “Be’, dai, è stato un po’ come andare dal dentista!”
    Non so te, ma io preferirei rifare mille volte l’esame di terza media, piuttosto che farmi trapanare in bocca ogni volta che vado dal dentista!!!

  7. Ah, le malefiche “d” eufoniche! Ne metto molte meno adesso. Questo è un racconto di maggio 2010 mi pare. Ora dovrei essere un pò migliorato. Le virgole, brutta bestia…
    Corrado ci ha parlato di te. Benvenuta anche sul mio blog.
    Spero di averti come ospite d’ora in poi e, se vorrai massacrarmi con correzioni puntuali, mi farai solo piacere.
    Grazie infinite del commento “tecnico” , anche se…bè, insomma, ci devo pensare.
    A presto!

  8. troooooppo bello! il problema è che nella mia prossima seduta dal dentista dovrò lottare con l’istinto di identificarmi in questo racconto! il “grazie” finale però è strepitoso! non potevi concludere meglio!!!

  9. Questo è il racconto attravero il quale ti ho conosciuto.
    Beh, conosciuto è una parola grossa, diciamo che ho intrapreso il cammino!
    Ti ho dato un altro motivo per odiare il dentista, credo!

  10. Ah, sì? Non lo sapevo. Questo è uno dei primi messi sul forum. Ha un annetto questo racconto. Bei ricordi…

I commenti sono chiusi.

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