Oggi ho scoperto che…


Cronaca di un lunedì. Ci stanno le parolacce. Io vi ho avvertiti.

Oggi ho scoperto che se mi sveglio di lunedì che sto bene, che sono bello pimpante, che non mi lamento sempre che è lunedì e che il lunedì, secondo una nota teoria, non passa mai e la domenica è solo l’intermezzo fra due periodi lavorativi (un po’ come la pace, che è l’intermezzo fra due guerre, non ricordo chi l’ha detto, probabilmente è stato un Lannister), allora c’è un prezzo da pagare. Dietro l’angolo, se non oggi è domani, se non è domani è mercoledì, come dice un’amica mia. Che poi non è mia amica, ma fa lo stesso. Il concetto è che il lunedì esige il suo tributo di sangue e se non glielo dai con una congrua parte della tua vitalità, lui se lo prende lo stesso. In tempo, soldi, salute o quant’altro. Il lunedì è molto fantasioso, credetemi.

Oggi ho scoperto che il tag di fessbuk è un’arma se usato male. E pure se usato bene. E’ un po’ come evocare il genio della lampada, senza i desideri però. Nessuno ha mai pensato a questo povero genio, che magari se ne stava tranquillo sulla tazza del cesso a fare le sue cose, e ti arriva un pezzente che strofina e lo costringe a pulirsi il culo in tutta fretta e a presentarsi davanti a questo scimunito che vuole un castello solo per far colpo su una squinzia. Lo so, squinzia non lo si dice più dai tempi dei paninari e io manco lo sono mai stato. C’era perfino Topolino paninaro, non so se qualcuno lo ricorda, bomber, berretto girato al contrario, occhiali scuri che fanno sbirciare una fessura di quello sguardo da fighetto che sembra che se le deve rimorchiare tutte lui le tope del quartiere. Non ho resistito a usare la parola “topa” riferita a Topolino. Scusatemi.
In fondo poi, che cazzo c’entra?
Niente, così pure il genio della lampada. E’ per dire che sei lì che ti fai i fatti tuoi, e ti arriva una notifica di uno che ti sbatte dentro una conversazione anche se non volevi starci. E la vedono tutti i tuoi amici e i suoi, anche se la cosa mica ti andava tanto a genio. Quelli che ti taggano sempre è come se ti suonassero al campanello ogni due minuti.
Din don.
“Che c’è?”
“Ciao!”
“Eh…ciao!”
Din don.
“Ancora? Che c’è?”
“Ciao! Volevo dirti che ci sono.”
“Lo so, mi hai appena suonato (ma è scemo questo?). Che fai, sali?”
“Massì, dai!”
Din don.
“Ma che cazzo c’è?!?”
“Volevo dirti che ora salgo.”
Bang!
“Voglio vedere come fai adesso!”

Oggi ho scoperto che sul web nessuno legge per davvero, però tutti cagano il cazzo millantando verità che hanno mutuato solo, forse, dalla lettura rapida del titolo. Che poi, scoperta un piffero, è la prima cosa che ti dicono a qualsiasi corso di web marketing: Content is the King, ti dicono. Ma fidati, che se scrivi titoli di merda, manco un Papa se lo fila nessuno. Perciò sarebbe meglio dire Title is the King e accettare questo fatto: che la gente non le legge le cose che scrivi e se le legge non le capisce. E forse è meglio così, che se le capisse ti sputerebbe in un occhio, perché ne ha abbastanza delle tue minchiate. E allora io, che da grande volevo fare lo scrittore? Volevo fare anche il chitarrista, poi ho superato l’età in cui farsi di canne ti fa entrare nella storia del rock, e ti dirotta abbastanza in fretta in mezzo a una strada o al SERT, ma poi io stavo parlando di scrittura e quindi basta divagare.
Scriverò solo sceneggiatura per il cinema hard, che nessuno ha da capire tanto più di un cazzo e forse nemmeno quello. Chiederò a Genny a’Carogna e se mi dà l’ok, lo faccio. Un bestione grande e grosso che ha un nomignolo da donna è chiaramente checca e votato al porno gay vita natural durante. La storia della Camorra non regge.Che ci guadagna un camorrista ad essere così famoso? Sta su Twitter e su tutti i quotidiani ci finirà presto. Poi approderà all’Internazionale e al Time Magazine. I reality non si contano neanche e allora, vai col film! Macchè camorra: porno gay, sient’amme!

Oggi ho scoperto che la gravità delle preoccupazioni è rapportata a quanto decido di allargare lo sguardo, di allargare la visione nello spazio e nel tempo.
Mastico un toast mentre vado al lavoro e penso che questo lunedì è solo a metà e invece vorrei fosse finito.
Poi penso che domani vado a ritirare l’auto dal meccanico e che lascerò lì un paio di stipendi e vorrei che il martedì non arrivasse mai.
Poi penso a quanto sia pesante il precariato. Soprattutto se ci stanno i politici che guadagnano milioni e poi manco son capaci di fare iniziare una partita, che hanno bisogno di servirsi di un attore porno che recita nella Camorra.
Poi penso che intorno a noi, un po’ ovunque, non stanno tanto bene. Ci sono guerre a nord, a sud, a est. Mentre io mangio il mio toast c’è gente che si scanna per la libertà, mentre altri, più in alto, pensano a come scannare tutti per un po’ di gas. Ci sta la Siria, dove non ho ancora capito perché si ammazzano e sono quasi certo che non lo hanno capito nemmeno loro, ma questo non sembra essere un impedimento. Gente seria, i Siriani. Mentre mangio il mio toast e penso a come superare indenne il lunedì, c’è gente che viene sgozzata, crivellata, torturata, ci sono gli stupri di guerra, dove fottono un intero villaggio, la componente femminile ovviamente, infilano topi vivi nella figa e cose così.
Continuo a masticare il mio toast, che se non pranzo mica ce la faccio ad affrontare le prossime quattro ore di lavoro.

Oggi ho scoperto che il preventivo del dentista è un quarto della metà di quello che si aspettava Ilaria, ma un terzo in più del triplo di quello che posso spendere io. E domani ho l’auto da ritirare. Poi, come nel migliore dei thriller, il climax arriva con la lavatrice. Che si blocca. E tanti saluti.

Oggi ho scoperto che il lunedì è molto fantasioso. Che se tu non pensi a lui non importa. Tanto lui a te ci pensa sempre.

E ti fotte.

 

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