Non chiamate la guerra

Cos’è la pace? Cos’è la guerra? L’una è il contrario dell’altra?
Penso che adesso, mentre sorvoliamo per l’ennesima volta un cielo straniero con i nostri caccia, sia un buon periodo per porsi questa domanda.
Ma in un mondo sempre più confuso, che mescola il McDonald con la mortadella, sento il bisogno di risposte certe.
E allora, guardo indietro, a chi ha fatto la storia, e spero di capirci un po’ qualcosa.

I romani dicevano si vis pacem, para bellum.
Adoro i romani. Non gliene fregava un cazzo della pace.
Volevano solo conquistare il mondo. E ci sono riusciti!
Gente con le palle!

Dopo quasi mille anni di conflitti, l’Europa scatena due guerre così estese e feroci, che solo l’imperatore Palpatine riuscirà a fare di meglio. Imperatore PalpatineAh, quella è fantasia dite?
Comunque, l’Europa e l’occidente alla fine capiscono una grande lezione.
Basta fare la guerra. A casa nostra, almeno.
E a casa degli altri? Dipende.
Dipende da come la chiami.

Missione umanitaria di pace sotto l’egida dell’Onu.
Non so che cosa voglia dire, ma cazzo! Suona proprio bene.

Ci siamo evoluti dai tempi dei romani? Abbiamo imparato la lezione? Siamo capaci finalmente di edificare una cosa che possiamo, senz’ombra di dubbio, chiamare pace?
Non lo so, ma una cosa l’ho capita.

Forse non la possiamo ancora definire pace, ma per favore,

non chiamatela più guerra!

 

14 Risposte a “Non chiamate la guerra”

  1. Interessante spunto di riflessione.

    “Ci siamo evoluti dai tempi dei romani? Abbiamo imparato la lezione? Siamo capaci finalmente di edificare una cosa che possiamo, senz’ombra di dubbio, chiamare pace?”
    No. Guerreggiamo ancora come un tempo, fregandocene altamente degli altri, come facevano i romani.
    Solo che i romani lo facevano per avere più ricchezza in un mondo “povero”.
    E noi?

  2. Ma no, io credo che le guerre accadono dall’alba dei tempi per un solo motivo: avere di più di quello che si ha adesso. Avere il controllo, il potere, le risorse, le terre, le donne, il denaro. Alla fine è sempre solo una questione di possesso. Poi, non nego che l’ego giochi un bel ruolo. Ma non andiamo a sterminare intere popolazioni solo per fargli vedere che le nostre bombe sono più grosse delle loro. Abbiamo motivazioni ben più “elevate”…

  3. …qualcuno ha detto che le guerre sono la valvola di sfogo dell’umanità (non mi ricordo chi, però). Era una cosa filosofica.

    Bella questa discussione… da fare salotto, qui, da te.
    Hai preparato la torta? Sono sicura che verrà apprezzata.

  4. Oh, sì, su questo ti posso dare ragione. La violenza può essere un modo in cui ci ribelliamo a un ordine costituito che ci opprime. Cioè: la nostra società, per proteggere i singoli individui, deve per forza sopprimere la devianza. Tutto ciò che esula dallo standard viene eliminato e crea quindi frustrazione. Una società di frustrati può di certo sfociare nella violenza, anche collettiva. Credo che intendesse questo il tipo sconosciuto, se non erro (l’avevo sentito anch’io da qualche parte. Potrebbe essere Hillman?).
    Niente torta, sorry. Questa settimana è saltata…ora sto facendo pranzo. Pasta coi broccoli non è la stessa cosa, eh?

  5. Bellissima discussione, mi inserisco.

    Noi lo facciamo per avere più ricchezza in un mondo che era ricco, e che sta tornando ad essere povero, più “povero” di quello dei romani…
    Avarizia e sete di potere, purtroppo, muovono molti uomini nel nostro mondo.
    Riguardo a quanto detto da Erika: i romani inizialmente conquistarono per conservare, successivamente per tutto distruggere. La verità, anche in questo caso, sta nel mezzo.

  6. Ci sono parole parole che, all’udito, risultano assolutamente “cacofoniche” e perciò ci si affretta a cambiarle con altre che suonino meglio. Ma nel caso non si trovi un sinonimo che sia al contempo esplicativo del concetto voluto e sufficientemente morbido per i timpani, si può ricorrere a qualche espressione elegante.
    Detto ciò la questione resta immutata, benché muti la semantica. La guerra è guerra comunque la si voglia chiamare; si può far finta che non ci sia, ma essa non scomparirà magicamente per non ferire i nostri “timpani” che vogliamo restino in un’atmosfera ovattata.
    “Ci siamo evoluti dai tempi dei romani? Abbiamo imparato la lezione?” Tecnologicamente abbiamo fatto passi da giganti, però sul piano della comunicazione pacifica (dove le uniche armi valide dovrebbero essere le parole) la strada da fare, per raggiungere uno stadio avanzato di evoluzione, è ancora tanto, tanto lunga; è infinitamente più lunga di tutti i territori conquistati dai romani!

  7. Caspita, ho inserito il commento in sincrono con quello di Gioia senza saperlo. Riformulo, altrimenti sembra che io risponda a lei chiamandola “Stefano”. La cosa non credo che garbi a nessuno dei due.

    Intanto, grazie a tutti per aver partecipato alla discussione.
    Sulla questione del cammino che ancora abbiamo da percorrere, penso che in effetti sia tanto.

    Gioia, questa tua frase mi ha colpito moltissimo. Elegante, raffinata e tremenda.

    non si trovi un sinonimo che sia al contempo esplicativo del concetto voluto e sufficientemente morbido per i timpani, si può ricorrere a qualche espressione elegante.

    Come spesso accade, mi scrivi un commento più bello del post stesso. Comincerò a essere geloso…

  8. Non ho scritto affatto un commento più bello del post stesso, ho scritto giusto un commento che non voleva affatto essere elegante e raffinato, casomai si poneva quale critica caustica, diretta come una frustata. [E già che ci siamo: smetti di dire che i miei commenti sono migliori dei tuoi post, d’accordo? se no smetterò di scriverne e diserterò il blog. E non scherzo!]
    Quella che sollevi nel tuo scritto con la solita vena d’ironia (questa volta seriosa, com’è giusto) è una questione che ci tocca tutti terribilmente da vicino, anche se poi – geograficamente – la guerra è lontana dalle nostre case.

  9. Prima regola: mai far arrabbiare i lettori. Non lo farò più, promesso. Ma se non ci riuscissi, resisti ancora un pò. Fra poco il blog va in vacanza. Credo abbastanza lunga.
    Per la seconda, è lontana la guerra? Non saprei dirlo. E’ lontana la Libia? A noi sembrava lontano anche il kosovo, e invece è qua dietro l’angolo. Probabilmente a Lampedusa avrebbero da dire la loro sul fatto che la guerra in Libia sia lontana.

  10. Sono d’accordo con Gioia sul nostro stato di evoluzione comunicativa, abbiamo parecchio ancora da lavorare…
    Per me si chiama ancora “guerra” a tutti gli effetti direi, credo che la pace sia una situazione passeggera, non credo il mondo sarà mai pronto a fare a meno delle guerre. A mio parere fa parte della natura umana tentare ogni tanto di distruggere, lo faccio io stessa a casa mia, poi si possono inventare tutte le scuse di questo mondo per far sembrare quello che è qualcosa di più soft… Non so, forse non riesco proprio ad immaginarmi un mondo differente.

    Complimenti Matty, bella discussione!

  11. Io invece credo il contrario. Che la natura umana non sia distruttiva, nè egoista. Ma sul perchè e percome lo facciamo lo stesso, dovrei aprire un nuovo topic. Un mondo senza guerre potrebbe esistere. Un mondo dove non ti scavalco, dove non voglio quello che è tuo, dove se vuoi qualcosa me la chiedi e io te la do, perchè me l’hai chiesta (se posso dartela, ovvio).
    Un mondo così è in teoria possibile, ma non è il luogo per parlarne.

I commenti sono chiusi.

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