Adoro i marziani, finché restano su Marte.

“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. ”

A. Schopenhauer

 

Il dilemma del porcospino
Il dilemma del porcospino

Oggi sto come quel tizio della canzone di Ligabue. Ho perso le parole. Insomma, sono afasico. Se Ligabue usasse ‘sta parola, i suoi fan ci giocherebbero al piattello col suo ultimo disco, gli sputerebbero in faccia e ora lui farebbe il karaoke in un qualsiasi bar Mario della bassa. Il pop non ammette troppa cultura, a meno che non ti chiami Morgan. Che infatti è finito a fare X-Factor, a gigionare con la Ventura e Arisa e a far prudere buona parte del pubblico femminile. Perché, mi dicono, Morgan fa sesso. Di sicuro, ma non con voi. Quindi mettetevi l’anima in pace.

Con le parole si fanno delle cose straordinarie: si crea la realtà.
C’è un sottile confine fra usare le parole per costruire e usarle a vanvera. In realtà anche usarle a vanvera serve per costruire. Castelli in aria. E non ditemi che non sono belli. Io li adoro. Li ho sempre adorati.
Costruivo torri oscure a dire il vero, neri luoghi infestati da spiriti malvagi, ma sempre in aria stavano. Era tutto molto affascinante. Anche il dolore è affascinante.
C’è chi resta prigioniero di un palazzo dorato, chi di un maniero oscuro. Ho optato per la seconda, forse perché ero un po’ dark. Chi lo sa.

Torniamo alle parole.
Una mattina becco una tizia dal benzinaio che sfoga la sua rabbia verso l’automobilista precedente. Curioso, che quando ci sentiamo feriti, per sfogarci vanno bene cani e porci.
La storia è questa: la tipa davanti ha la portiera aperta.
Quella dietro le suona il clacson per avvertirla. La tipa davanti (d’ora in poi TA), anziché ringraziare, la manda affanculo. Quella dietro (d’ora in poi TD) ci rimane male e si incazza. Ora, se anche tu non hai capito una mazza di tutto questo avanti e indietro, significa che sei normale. Più o meno.

“Ha visto quella stronza?” mi dice TD.
Curioso, che quando ci sentiamo feriti diamo per scontato che avremo la solidarietà degli altri. Anche se non li abbiamo mai visti prima.
In questo caso è sempre utile rispolverare il vademecum del buon approvatore sociale. Ecco cosa dice in questi casi:

  • annuire (con vigore, ma non troppo, per evitare di sembrare ridicoli)
  • sparare sentenze a caso sul mondo che è una merda, sulla gente che non ha più rispetto e cose così.
  • Chiudere immancabilmente con: “non c’è da stupirsi se le cose vanno male.”

E il risultato? Straordinario! Stai a sentire.
La mia solidarietà da luogo comune, calata direttamente dall’esperienza di intere generazioni, fa sentire bene TD per quei 10 secondi, il tempo di credere di aver sanato la propria ferita, e di sentirsi giustificata della propria aggressività. Io ottengo di evitarmi la riprovazione di TD, qualora capisse che di lei non mi frega nulla nel modo più assoluto e me la schiodo pure dalle scatole con stile, che sto andando al lavoro e c’ho le palle girate, dopo 80 euro di gasolio. Fantastico!

Però non è andata così.
Annuisco, certo. Mica voglio essere bollato come simpatizzante della stronza. Il contesto sociale esige comunque il suo tributo. Accenno un sorriso e butto lì, senza calcare troppo la mano, che forse TA ha frainteso il gesto di cortesia di TD. E che il clacson è un mezzo di comunicazione un po’ brutale, che risveglia atavici istinti di distruzione. Insomma, sulle italiche strade, l’uso del clacson è quasi sempre associato al vaffanculo.
E non sarebbe la prima volta che qualcuno ti suona al benzinaio, perché ci metti troppo a fare il pieno. Che in fondo, è pure colpa tua che hai scelto un’auto con un serbatoio così capiente, no? Non ti potevi accontentare di un pandino per fare su e giù dal lavoro? Se il mondo va male è anche colpa di tutti questi dannati SUV in giro per le città!

Il  mondo va male per colpa dei SUV
Il mondo va male per colpa dei SUV

TA aveva molte possibilità di fraintendere e TD di essere fraintesa.
Si sono incontrate dove le persone si incontrano, in un “qui e ora”, una porzione di realtà qualunque e hanno fatto la loro piccola parte nella pantomima delle relazioni sociali. Hanno continuato a farsi i fatti loro ed evitato di essere realmente toccate l’una dall’altra, che poi c’è quella sensazione di fastidio, di invasione, un po’ come quando le formiche ti entrano in casa. Cercare di comprendersi è difficile. Meglio mandarsi a fare in culo e relegare il tutto a ben sperimentati automatismi.

Non è un giudizio. È solo che io, da esterno, ho compreso un pochetto quello che stava succedendo. Fosse capitato a me, ora questo post  si chiamerebbe “stronze automobiliste ingrate”, con buona pace del perbenismo e della coerenza.

Le parole costruiscono la realtà.
Ma quale realtà costruiscono? Molto, se non tutto, dipende dalla quantità di comprensione delle reali intenzioni degli altri. Nell’esempio citato, una cortesia è sfociata in una doppia ferita. Se TA e TD si fossero comprese, sarebbe andate via più serene. Convinte, una che c’è gente cortese in giro, l’altra che aver fatto una cortesia è stato utile. Non conosco TA e TD, però ora hanno un tassello in più per ritenere il mondo un serbatoio di stronzi. E se fosse quel tassello definitivo? L’ultima goccia che fa traboccare il vaso e chiudere l’apertura verso l’altro? Quanti tasselli siamo disposti a tollerare?

Io, noi, tutti, siamo separati. Soffriamo per la separazione e tentiamo di riunirci.
Poi però suoniamo il clacson e ci mandiamo a quel paese. Succede al distributore, al negozio, sul lavoro, in famiglia.
Questo non lo dico io, che è un pensiero anche troppo elevato per questo blog, lo dicono Schopenhauer e Neon Genesis Evangelion, la vera fonte della saggezza cosmica universale.

Neon Genesis Evangelion: jpeg inserita per il puro gusto di farlo
Neon Genesis Evangelion: jpeg inserita per il puro gusto di farlo

Mi domando se non sia per questo che la fantascienza si è fissata per anni con il mito del buon marziano. Esseri superiori, che hanno eliminato conflitti, contrasti e guerre e che vengono in pace sulla terra per insegnarci a vivere. E che alla fine, quando sbarcano in massa, lo fanno quasi sempre per sterminarci tutti.

I marziani sono tali finché restano su Marte?

2 Risposte a “Adoro i marziani, finché restano su Marte.”

  1. Wow, ma quanto adoro leggerti?
    Mi ha fatto ridere, sorridere ma anche tanto pensare… Soprattutto al “tassello definitivo”, pensavo di essere malata di mente nel farmi paranoie varie di questo tipo. Il tuo pensiero sfiora il paranoico, ma lo sfiora soltanto perché in realtà è un pensiero più che giustificato e sensato… Almeno io lo trovo sensato… XD
    Credo che si finisca con il dare del paranoico a chiunque abbia voglia di pensare un po’ più del “normale” a certi avvenimenti, senza prendere tutto quello che arriva per quello che sembra e non per quello che è o che potrebbe diventare… Vedere la vita allargando e diminuendo lo zoom, osservarla di continuo nel macro e nel micro potrebbe essere stressante sotto alcuni punti di vista e anche forse un po’ “frenante”, ma è ben più affascinante e si trova un senso sempre nuovo a quello che vedi. Non saprei se è un bene o un male, non mi interessa saperlo, non ho voglia di farmi paranoie XD

    Il pezzo citato di Schopenhauer non l’avevo mai sentito, mi piace un casino, è così vero…

  2. Grazie. Il tuo è un gradito ritorno.

    In realtà, più che paranoie, la domanda è: fino a che punto desideriamo comprendere l’altro? La risposta a questa domanda determina quanto in là oseremo spingerci nella conoscenza di cose che altrimenti ci sembrano già scontate. E determina anche quando di quello che non vogliamo conoscere chiameremo paranoia (o farsi seghe mentali, o tutte quelle cose lì). Non è semplice. Io stesso, che sollevo l’argomento, ammetto candidamente che in una situazione di stress mi sarei comportato uguale (anzi, peggio).
    Però, forse è l’unica strada per unire davvero quelle unità separate che sono gli esseri umani…

    ps: Il dilemma del porcospino l’avrà anche inventato Schopenhauer, ma io l’ho scoperto grazie a Evangelion, che è mille volte superiore a qualsiasi filosofo da strapazzo…

I commenti sono chiusi.

Follow

Get every new post on this blog delivered to your Inbox.

Join other followers: