Ritorno a casa

Questo è il primo di una serie di racconti che narrano il viaggio più straordinario che abbia mai fatto. Ne è venuto fuori un libro, che mi piacerebbe fosse qualcosa di più di una lettura da blog. Chissà. Intanto ne metterò su un paio e poi vedremo…

Dopo quel viaggio rimasi due mesi a guardare il soffitto e a sognare di essere ancora lì. A pensare quando sarei potuto tornare. Ero appena tornato e volevo già ripartire.

Volevo rivedere le persone che avevo cominciato a considerare una seconda famiglia. Mà, Pà, il cognato, la nipotina.
Lei era una bambina con cui giocavo a costruire fortezze coi cuscini.
Non conoscevamo una sola parola che fosse comprensibile a entrambi. Eppure giocavamo insieme. Quante foto e video le avrò fatto? Si metteva sempre in posa, con tutte quelle faccine buffe che mi facevamo morire dalle risate.
Aveva nove anni, io ventotto. Non avevamo bisogno di parlare per capirci.
Mi mancheranno i bambini di là.
Ancora rimasti bambini, ancora desiderosi di sporcarsi nel fango, ancora capaci di stupirsi per ogni particolare a cui l’adulto non presta attenzione.
Volevo tornare presto. Volevo rivedere la nonna, che all’epoca aveva da poco raggiunto i novanta e che, con tutta la buona volontà, non poteva tirare avanti ancora per molto.

Ora so che non tornerò laggiù.
La nonna è morta ed io ho potuto solo piangerne la scomparsa da lontano.
E quando se ne andranno gli altri, io probabilmente non lo saprò.
Non tornerò al villaggio, non vedrò i tramonti sulle risaie, né giocherò coi bambini a rincorrersi in bicicletta fra le strade che tagliano i campi. Non risalirò quelle viuzze sconnesse, non farò visite al tempio alle cinque del mattino ad accendere incensi e chiedere al Buddha se i nostri progetti avrebbero avuto successo. Nessuno mi guarderà con curiosità perché il mio aspetto è diverso da tutti gli altri. Di quel mondo lontano, eppure così vicino a me, non rimarrà nulla, se non il ricordo.
Buddha ha mentito quel giorno.

È stato un mondo che ho amato. Un luogo che mi aveva accolto, a cui poter tornare.
Avevo cominciato a chiamarlo “casa”.
I suoi abitanti lo chiamano Zhongghuo1.
Il paese al centro del mondo.

La Cina.

1 Cina. Il significato letterale è appunto di “paese al centro del mondo”.

5 Risposte a “Ritorno a casa”

  1. Beh, già sai che ne penso. E’ un libro fantastico che meriterebbe di essere pubblicato. Da questo capitolo, ossia dall’inizio fino alla fine è intenso e ti trasporta, come molti tuoi racconti. Ma qui ci sei tu come in nessun altro racconto io abbia letto, quindi è per forza qualcosa di grande.
    Complimenti Matty!

  2. Grazie. Come sai, questo diario di viaggio per me è molto importante. Forse, la cosa più importante che ho scritto finora. Grazie ancora e buona Pasqua!

  3. All’inizio sembrava la pubblicità della Costa Crociere, dove il ricordo fa piangere per la nostalgia.
    Poi, continuando la lettura sono entrata con te in quel luogo a me sconosciuto e subito alla mente mi sono apparsi i bambini. Eh, sì, hai proprio ragione, in quella parte del mondo, detta centro, i fanciulli sono ancora tali, che meraviglia!I momenti che descrivi e che hai vissuto in prima persona, sono ricordi indelebili, che ti porterai dentro per tutta la vita. Ma perché affermi che non tornerai più? Come fai ad esserne certo? Nella vita non si può mai sapere e io ti auguro un giorno di poter rivedere Zhongghuo, e magari quei bimbi divenuti adulti.
    Il tuo pezzo gronda nostalgia ed è diverso da tutto ciò che fino ad ora ho letto di tuo.
    Qui non c’è ironia, sarcasmo, comicità, ma una fetta molto importante di te, del tuo vissuto, delle tue emozioni, senza maschere. Mi piace perchè è vita vissuta, io adoro le pagine di diario, mi permettono di conoscere le persone dalle parole, di farmi un’idea di loro, pur non conoscendole. E questo, pezzo meramente autobiografico, rivela la tua capacità di cogliere l’essenza degli altri. Il fatto che tu chiami “casa” quel luogo dimostra una sensibilità notevole. Il passaggio che più mi ha colpita è stato “…ancora capaci di stupirsi per ogni particolare a cui l’adulto non presta attenzione”. Questo la dice assai lunga su ciò che sei in grado di cogliere tu.Quoto Simonetta, che probabilmente ti conosce meglio, quando afferma che qui c’è il vero Matteo.
    Complimenti! Con immenso affetto Daina

  4. Ciao Daina.
    Intanto ben tornata, devo dire che mi eri mancata su queste pagine. Insomma, non le faccio per tutti le trilogie demenziali…
    Grazie del commentone, il più lungo che abbia mai visto!
    Dunque, sul perchè non tornerò in Cina ho le mie ragioni. Se continuerai a leggere, forse si capirà, o più che altro si potrà intuire. Non lo so a dire il vero. Al massimo, te lo spiegherò in separata sede.
    Questo è l’incipit del mio diario di viaggio sulla Cina. E’ un insieme di racconti, una ventina in tutto, che parlano di quella che è stata una delle esperienze più forti e importanti della mia vita. C’è dentro un pò di tutto, ci sono anche delle parti molto divertenti, ma in genere è questo tono che prevale. Ne metterò ancora, ma non so quante….se devo essere onesto, vorrei provare a capire se questa cosa sia pubblicale o meno.
    E per la cronaca, credo che Simonetta abbia ragione.

    Grazie di essere passata, con altrettanto affetto,
    Matteo

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