Le nuove avventure di Fair Ardagh – capitolo 1

Il gigantesco guerriero tirò su col naso e squadrò Fair con occhio ostile.
Si era seduto diversi minuti prima, aveva sfoderato un gigantesco spadone e un ghigno abbastanza idiota. Oltre a quello, non aveva detto nulla.
L’elfo finse indifferenza e continuò nell’attività che si ero prefissato: finire la zuppa prima che si raffreddasse. Non era così facile mangiare e rimanere all’erta allo stesso tempo.
Il guerriero indossava un elmo ammaccato con due corna di toro incastonate sopra. Vestiva di stracci, compresa una pelliccia di orso lurida che si confondeva con la barba. O forse era la barba stessa che lo ricopriva tutto. Non si capiva.

“Ti sfido.” – disse all’improvviso.
Cinque minuti per partorire quella frase volevano ben dire qualcosa.
“Sto mangiando” – replicò Fair.
Il gigante sembrò interdetto da quella risposta, a giudicare da come inarcò le sopracciglia. Ma forse l’elfo si stava solo immaginando tutto.
“Quando finisci ti sfido.”
Fair scosse la testa, con un’aria divertita.
“Ho il sonnellino pomeridiano. – e sorrise – Non lo posso proprio mancare, sai?”
Sfidare la sorte era sempre stato uno dei suoi pregi migliori. Anche se su questo fatto, Maklaad aveva opinioni divergenti.
“Voglio la tua spada.” – ruggì quello. Sembrò si stesse un po’ scaldando.
“Vuoi sfidarmi o vuoi la spada?” – chiese l’elfo.
Il guerriero sembrò rifletterci su alcuni istanti, istanti che impiegò per grattar via qualche pulce dalla barba e tirare su col naso. Di nuovo.
“Ti sfido, ti ammazzo e mi prendo la tua spada.”
Sembrava deciso. Anche Fair lo era. La zuppa andava finita calda. Non esisteva mangiarla fredda.
“Dovrai aspettare.” – disse.
Il guerriero sembrò sempre più confuso. Infatti si grattò la testa, senza ricordarsi di togliersi l’elmo. Ma forse era normale.
Fair buttò giù altri due cucchiai prima di rispondere. La zuppa aveva un retrogusto di carne e rosmarino. La cuoca quel giorno non si era risparmiata. Ci avrebbe messo del tempo a finirla.
Indicò Maklaad, che giaceva appoggiata al tavolo, a metà fra lui e il suo sfidante.
“Perchè sprecare energie? – disse – prenditi la spada e vattene.”
Il gigante ci rimase di stucco. Non si mosse.
“Avanti.” – lo incoraggiò Fair.
Il bestione allungò una manona con cautela e con un certo timore.
Raggiunse la spada e, con uno scatto, strinse forte l’elsa. Sorrise, in modo quasi infantile, si erse in tutta la sua statura e sfilò Maklaad dal fodero.
Ci fu un istante immoto, quasi estatico, in cui la spada parve risplendere di una luce intensa.
Poi precipitò in terra, trascinandosi dietro anche il gigante. Ci fu un botto tremendo e il pavimento e le gambe del tavolo di Fair tremarono, facendogli temere per la zuppa.
Il bestione si rialzò, tutto ammaccato e dolorante. Il locale rimbombò di un coro poco solidale di risate. La spada era rimasta in terra.
L’uomo si piegò per afferrarla. La strinse, tirò, sbuffò, inarcò i muscoli, grugnì, mollò una serie di devastanti flatulenze per lo sforzo e alla fine si accasciò in terra, ansimante come un maiale che è appena sfuggito dal macello.
L’elfo allungò la testa al di là del tavolo.
“Tutto bene?” – si informò. Poi si ritrasse, più che altro per la puzza.
Gli avventori del locale se ne sarebbero usciti con una storiella piuttosto divertente quel giorno. Se ne dovette accorgere anche il guerriero barbuto. Sotto quella barba risplendeva come un fuoco.
“Come fai a sollevarla? È pesantissima!”
Fair sorrise.
Infilò il piede sotto la lama e con agilità scagliò la spada in alto. L’afferrò al volo, la fece sibilare due o tre volte in aria e infine la infilò nel fodero con la precisione di un chirurgo. Non mollò mai il cucchiaio nell’altra mano.
La mascella del suo misero sfidante sembrò sfasciarsi al suolo, da tanto che rimase attonito.
Cercò di farsi piccolo piccolo. Un gigante di due metri, ingobbito e curvo che fa di tutto per rimpicciolirsi, è piuttosto esilarante. Infatti la platea apprezzò con insulti, espressioni colorite e risate un po’ sguaiate. Lui sembrò non farci caso. Continuò a fissare Fair, con due occhietti pieni di vergogna.
“Hai vinto – ammise, tirando su col naso un’altra volta – Ora che vuoi fare?”
Fair sollevò il cucchiaio e lo sventolò per bene sotto il naso del guerriero.
“Finisco la zuppa, mi pare ovvio.”
Sperò che il messaggio fosse chiaro.
Non lo era. Quello rimase piantato lì davanti, come un blocco di granito. Di sicuro il livello intellettivo era lo stesso. L’elfo sospirò. Ma perchè tutti a lui toccavano?
“Finisco la zuppa. Da solo!” – e calcò il tono sulle ultime parole.
Il tapino sembrava quasi sull’orlo di una crisi.
“E di me che intendi fare?”
Fair all’inizio non capì.
“Che cosa?”
“Hai vinto – spiegò quello – ora che cosa mi farai? Mi taglierai la testa, mi prenderai l’arma? O vuoi che esegua una missione per te?”
Fair osservò l’uomo con un’aria che dovette sembrare stupida persino a lui.
“Ho la zuppa da finire.”
Come se quello spiegasse tutto.
“E io che faccio?”
“Che ne dici di levarti di torno? Hai già rotto abbastanza per oggi.”
L’uomo non rispose, in compenso tirò su col naso ancora. Aveva due occhietti quasi lucidi. Prese il suo spadone, si girò e se ne andò, senza dire una parola. Risate e schiamazzi lo accompagnarono fino all’uscita e forse anche oltre. Fair dovette ammettere che gli faceva un po’ pena, in effetti.

Non ti sembra di aver fatto un po’ troppo lo sbruffone?
Ecco, ci mancava Maklaad! Fair rimase col cucchiaio fermo a metà strada.
Per il quieto vivere, bastava solo dare ragione al suo petulante manufatto e finirla lì. E ricordarsi di pensarle le cose e non dirle a voce alta.
Ero certo avresti fatto il tuo spettacolo da circo. – rispose invece l’elfo – Non ho corso nessun rischio.
Se ti avesse preso a pugni – lo rimbeccò la spada – a quest’ora ci saresti tu al posto della zuppa.
Va bene, hai ragione. – si arrese Fair – è questo che vuoi no? Hai ragione!
Blandirmi non cambia la realtà delle cose – rispose l’arma, sprezzante – E comunque, la tua zuppa è fredda.

Fair imboccò il cucchiaio. Un brivido gelido si srotolò dalla bocca fin giù per la schiena.
Porcaccia, era vero! Ma non avrebbe mai dato ragione a quella dannata spada intelligente!

Finì la zuppa senza fiatare, con ben più che una punta di rammarico.

 

 

11 Risposte a “Le nuove avventure di Fair Ardagh – capitolo 1”

  1. Piacevole, anche se non è il mio genere (io scrivo romanzi realistici, storici).
    Ti esorto a continuare (a leggere e a scrivere). Coltivare queste due passioni rende forti mentalmente.
    Pino Campo

  2. In realtà non è che abbia ancora un genere ben definito. Scrivo quello che mi viene, ma devo ancora sceglierla una mia predilezione. Il blog mi serve anche a questo.
    Ti ringrazio del tuo tempo e della tua esortazione, ne farò tesoro!

  3. La nuova avventura di Fair!!!!

    Bella, divertente. Peccato che la spada parli poco, stavolta: qualche battutina sagace mi manca da parte tua… cioè… sua!

    Un bacio!

  4. E’ solo l’inizio della nuova avventura di Fair. Tranquilla, Maklaad ne avrà di tempo per rompere le balle al povero elfo!

  5. Ecco Fair e la sua spada che ritornano in azione! (o, meglio, ecco la spada che ritorna in scena, mentre l’altro è il solito scansa fatiche di sempre… 🙂
    Scrittura ironica e divertente, come al solito, molto in tono con i personaggi. Mi è piaciuta questa sfida senza sangue al gusto di rosmarino, soprattutto perché si è svolta con una modalità che non ci si aspetta. Bravo, Matteo.
    Alla prossima!

  6. Che bella questa storia! L’ho trovata originale e ben scritta, credo che andrò a leggermi presto il secondo capitolo! Byeeee 😛

  7. Bellino!! Io in genere non amo il fantasy comico, ma questo è molto ben scritto e soprattutto il guerriero scemo fa tantissima tenerezza!! Se vivranno delle avventure insieme saranno una bellissima coppia (anzi, terzetto!!) 😉

  8. Grazie! Sì, i due (tre) saranno compagni di sventura e ne combineranno delle belle (almeno, l’idea è quella).

I commenti sono chiusi.

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