Il demone della spada del’elfo – quarta e ultima parte

In quella, la risata squillante del mago risuonò per tutta la vallata.
“Ma bravo – gridò – Lo spirito di un demone nella spada! Complimenti, un bel trucco, ma insufficiente per impressionarmi! Ora non ti resta che ammirare la mia sublime potenza, piccolo, patetico elfo!”

E quindi, approfittando del fatto che Fair aveva notevoli difficoltà a rialzarsi, ululò alcune frasi stridenti e incomprensibili.

La terra tremò, si scosse, si aprì come una ferita e sputò fuori la creatura più orrida e abominevole che si fosse mai vista.
I due mostri si guardarono con astio per un istante e poi si lanciarono l’uno sull’altro con ferocia.
Con artigli e zanne acuminate, scaglie appuntite e lame affilate come rasoi, le due creature infernali si inflissero tutti i tagli e le ferite contemplate in un manuale di chirurgia medievale, più una serie su cui i cerusici del tempo avrebbero disquisito parecchio, se avessero avuto l’opportunità di vederle.
I due orrori vomitati da non si sa quale inferno continuarono a scatenare la loro furia, incuranti del mondo che stava loro attorno. Spazzarono via gli gnomi in un solo colpo, distrussero arbusti, alberi e persino rocce.
La loro era una scia di distruzione che non risparmiò nulla e nessuno.
Fair decise che la soluzione più saggia fosse quella di levarsi dai piedi.
Perciò, pregando ad ogni doloroso passo che la furia dei due demoni non lo investisse prima di essere giunto al riparo, caracollò dietro alcune rocce che costituivano un rifugio relativamente inaccessibile per le due furie scatenate.
Si fermò e tirò un sospiro di sollievo. E fu lì che tutta la recente collezione di ossa rotte, contusioni e lacerazioni varie, senza tralasciare l’estrema spossatezza e l’ inevitabile disidratazione iniziarono finalmente a farsi sentire.
Cominciò poco per volta, ma quando la tensione svanì di botto, Fair si subì l’intero concerto del suo corpo, in una splendida e armonica sinfonia di dolore.
Se non altro, il demone Xyargh, evocato grazie al potere della spada, stava vincendo. O no?
Il suo demone era di certo più potente, ma si sa, il dubbio è un tarlo maledetto che si insinua anche nelle menti dei più forti. E siccome Fair al momento di forte non aveva nulla, si sporse un po’ dal suo nascondiglio per guardare.

La scena che vide lo colpì come un pugno allo stomaco (una cosa di cui non aveva veramente bisogno al momento). In realtà, a colpirlo fu la scena che non vide.
Sul terreno devastato del piccolo altopiano i due osceni contendenti non c’erano più.
Le tracce del loro passaggio erano incise in ogni solco lasciato nel terreno, nelle macchie di sangue e nei brandelli di carne dell’orda di gnomi, ma di loro nessun segno, né visibile, né udibile, né altro ancora (è noto che i demoni puzzassero la loro buona parte).
Un sottile sospetto che cominciava a degenerare in panico si insinuò nella sua mente.
E se il demone avesse perso? Era un’ipotesi assurda, ma se così fosse stato?
Sarebbe rimasto solo, senza demone e senza spada.
E quello che sarebbe stato di sollievo in altre circostanze, adesso, con le forze allo stremo ed un arcimago pazzoide in circolazione, non era per nulla auspicabile.
A proposito: il mago dov’era?

Fair lo cercò con lo sguardo, tremando al pensiero di ciò che sarebbe successo se questi l’avesse scovato lì, inerme, senza possibilità alcuna di resistere a magie più potenti di quelle che provocavano il prurito o la diarrea. E forse nemmeno a quelle.

Intuì, più che udire veramente, qualcosa come un debole respiro poco distante da lui. Proveniva da un anfratto nella roccia che prima non aveva notato.
Nonostante lo scricchiolio delle sue ossa malandate, l’elfo strinse i denti e strisciò fin lì. C’era sempre il rischio di scontrarsi con un avversario più forte, ma l’inazione e la curiosità erano più che sufficienti per spingerlo a muoversi.
Gli costò dolore e fatica alzare la propria miserevole carcassa di un numero di centimetri sufficienti a strisciare fra le rocce, ma infine riuscì nell’eroica impresa. Man mano che si avvicinava all’anfratto, il respiro che aveva udito poc’anzi era sempre più distinto, e sempre più roco e affannoso.
Il primo contatto lo ebbe coi piedi dell’arcimago.

L’uomo era disteso fra le rocce, con lo sguardo assente, il volto un maschera grottesca di sudore e sangue ed il respiro diseguale e spezzato da spasmi dolorosissimi, che lo facevano fremere in ogni sua fibra.
Fair osservò Pailus per un istante con un misto di stupore e rabbia. Poi sorrise, con aria soddisfatta.
Anche se non riusciva a capire cosa stesse facendo soffrire tanto l’arcimago, una cosa era chiara: Pailus stava morendo.
Quindi, con tutta la calma possibile si avvicinò al suo avversario e si sistemò come meglio poté fra le rocce. Prestò una scrupolosa attenzione a non infastidire l’arcimago. Una volta a posto, sfoderò il suo miglior sorriso di circostanza.

“Allora, come butta vecchio mio?”
L’altro si accorse solo in quel momento della presenza dell’elfo e dalla smorfia contorta che si lesse sul suo volto si capiva quanto stesse soffrendo.
“Ti vedo maluccio, mio caro nemico. – continuò l’elfo – Mai mettersi contro di me ma…tanto per la cronaca, che ti sta succedendo?”
L’arcimago impiegò diversi istanti a rispondere, dato che ogni respiro gli risultava sempre più difficile.
“Sto…sto morendo…- biascicò con un flebile sussurro.
“Questo si era capito – lo sfotté Fair con tono saccente – quello che vorrei tanto sapere è: di che cosa?”
Questa volta Pailus riuscì ad esibire un’espressione quasi di rabbia, subito distorta dall’ennesima fitta di dolore. Fair era quasi in lacrime dal divertimento.
“… il demone …”
“Xyargh? – si stupì l’elfo – Ma è impossibile! Quell’orrendo mostro scellerato ti avrebbe fatto a pezzi, succhiato il midollo, squartato, sgozzato, calpestato, smembrato e dilaniato prima di ucciderti! E dove sarebbero dunque tali orrende ferite? Non dirmi che te la sei cavata con un’artigliata velenosa alla schiena e stai già tirando le cuoia? A proposito, dov’è quel dannato rifiuto dell’inferno?”
“Per favore … – sussurrò il mago – un … solo … favore…”
“Ma certo! – replicò l’elfo – un ultimo favore ad un condannato a morte non si rifiuta. Cosa desideri?”
“Vattene … lasciami … lasciami morire … in pace …”
Fair scosse la testa, come si fa con i bambini che sono stati cattivi.
“Lo farei più che volentieri, ma non posso, per due validissime ragioni: la prima è che sono stato pagato per ucciderti e quindi devo assicurarmi che tu muoia effettivamente. Lo so che voi arcimaghi siete pieni di risorse e che se poi ti lascio qui da solo …”
“… vattene … ti scongiuro…”
“…tu trovi sicuramente un modo per sfuggirmi e poi chi mi assicura i soldi della taglia? Certo, potrei sempre riferire che sei morto, ma non avendo prove certe, quali la tua testa o simili … sì, che vuoi?”
Pailus stavolta aveva trovato le energie per strattonare l’elfo. Fair si bloccò nel mezzo del proprio soliloquio.
“Hai vinto … – balbettò il mago, fra un tremito e uno spasmo di dolore – sto morendo … cos’altro … cos’altro diavolo vuoi per lasciarmi crepare in pace?”
Fair impiegò alcuni istanti per rispondere. In fondo, non se la passava tanto bene nemmeno lui.
“Volevo sapere chi ti ha ridotto così e soprattutto dov’è il mio demone? Se fosse tornato all’Inferno io riavrei la mia spada, che invece non ho. E se fosse stato ucciso dal tuo mostro, ora probabilmente sarei io a tirare le cuoia. Per cui …”
“I due demoni sono finiti nel precipizio e stanno … stanno ancora combattendo.”
“Ah, sì? – si stupì l’elfo – E tu come fai a dirlo?”
Pailus dovette fare ricorso ad energie sconosciute per aprire la bocca e biascicare una risposta stentorea, fra un conato di vomito e l’altro.
“Per evocare un demone … l’Inferno esige un tributo … nel tuo caso, la spada scende negli Inferi finchè il demone rimane sulla terra .. nel mio, non avendo niente di così prezioso … posso … posso solo dare in cambio … la mia vita …”
“Ehi, ehi! Non perderti! La cosa sta diventando interessante!”

Pailus era una maschera di sangue.
Aveva il viso stravolto, contratto, la pelle solcata da un numero sempre crescente di rughe, di piaghe, di piccoli tagli che si aprivano in tutte le direzioni. Il volto era ormai un grottesco fantoccio sanguinolento. Anche il resto del corpo era scosso da tremiti, come se fosse sottoposto ad una tensione estrema.
“Finchè il demone rimane … io perdo la mia vita, ogni istante che… che … che passa…”
“Ma è assurdo! – sbottò l’elfo – Questo è un suicidio! Perché lo hai fatto?”
“Pensavo … – balbettò l’altro, rischiando di soffocare nel sangue che gli usciva copioso dalla bocca – …pensavo che il tuo demone … fosse molto più debole..”
“Pensavi male! – replicò Fair con notevole soddisfazione.
Rimase ancora lì qualche minuto, nella morbosa attesa della fine dell’avversario. Quello spirò di lì a poco, dopo aver vomitato, in un ultimo, violento spasmo, sangue e visceri.

Soddisfatto, Fair si alzò. O almeno tentò di farlo. Strisciò fuori e uscì alla luce del sole.
Aveva vinto.
Anche se non per merito suo, ma questo poco importava. Ora non doveva far altro che riacquistare le forze e andare a riprendersi il demone, che, nel momento in cui il combattimento era finito, se n’era tornato all’Inferno.
Lasciando al suo posto Maklaad.

Con fatica, sbuffando spazientito, Fair guardò a malincuore il precipizio nel quale erano finiti i due mostri, nel tentativo di scannarsi a vicenda.
Si grattò la testa, rimuginò per alcuni istanti e poi dedusse che no, non aveva altra scelta.
Gli toccava scendere nel baratro e rischiare di spaccarsi le ossa per riprendersi la sua maledettissima spada intelligente.

Vita dura, quella dell’eroe!

FINE

7 Risposte a “Il demone della spada del’elfo – quarta e ultima parte”

  1. Eccoci al finale, finalmente! Come mi aspettavo, è stato divertente e scritto con un linguaggio aulico che ha contribuito ad accentuare il lato comico del nostro eroe.
    Una delle parti che mi è piaciuta di più è stata quando descrivi le ferite riportate dai due combattenti: “le due creature infernali si inflissero tutti i tagli e le ferite contemplate in un manuale di chirurgia medievale, più una serie su cui i cerusici del tempo avrebbero disquisito parecchio, se avessero avuto l’opportunità di vederle.” Una sintesi veramente oggettiva e distaccata…
    Però, non mi aspettavo che Fair diventasse coraggioso proprio alla fine e si calasse nel baratro per recuperare la spada, ma soffermarsi sulla sua cattiveria verso il mago – io trovo – è stata una nota di colore in più nella caratterizzazione del personaggo.
    Bel racconto. Spero che le avventure di Fair proseguiranno un giorno o l’altro.

  2. Ben arrivata al finale. Ho due notizie, una buona, l’altra meno buona. Le avventure di Fair proseguiranno. Ho iniziato a scriverle giusto pochi giorni fa. Adesso cercherò di darmi delle scadenze.
    Quella che di sicuro non ti piacerà è lo stile. Cambierà, non sarà più aulico, sarà molto più terra terra. Sarà lo stile che uso sempre, forse anche più scarno. Il motivo è che queste avventure sono state scritte 12 anni fa e le ho solo rimaneggiate. Oggi scrivo in modo diverso. Mi farai sapere se ti garba ancora o meno.
    Fair però assumerà più contorno e anche Maklaad. Almeno, questo è quello che spero. Vedrai, ti stupirà.
    Grazie di avermi seguito così assiduamente. A presto!

  3. Quello che non ci si aspetta è che lui faccia davvero l’eroe, è vero! E’ proprio questo che lo rende unico nel suo genere.
    Fantastico pezzo, come gli altri d’altronde…
    Mi piace tantissimo il finale, bravo Matty!!!

  4. Letto tutto, terza e quarta parte.
    Fair è un eroe, alla fine, come immaginavo… ed è interessante come sia comunque legato alla sua spada e al suo demone.

    bellissimo!

  5. Grazie anche a Simonetta ed Erika.
    Ebbene sì, Fair è un eroe, ma fa di tutto per non esserlo. Nelle prossime avventure forse si capirà meglio perchè.
    Grazie di avermi seguito fin qui, alla prossima!

  6. Favoloso, e la notizia che le avventure di Fair continueranno mi fa un immenso piacere.
    Bravo!

I commenti sono chiusi.

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