Ulissippo e la libertà del buco del culo – ultima parte

Eccoci giunti al finale del secondo racconto di Ulissippo. Che non è un finale ma è…insomma, hai mai letto le storie a bivi di Topolino? Sì, lo so, facevano cagare anche a me. Comunque, sai come si dice? In questa storia il protagonista sei tu. Perché c’è un po’ di Ulissippo anche in te, in fondo.
Buona lettura.

Quello che accadde lo seppi solo dopo.
Gianfranco diventò verde, vomitò e fuggì, lasciandomi in balia degli escrementi. Quelli che mi trovarono ed ebbero il coraggio di soccorrermi dissero che la puzza di zolfo del Krakatoa era Channel n° 5 al mio confronto. Non avevo motivi per contraddirli.

Quasi in contemporanea Hassan dava vita alla sua rivolta.
Nelle due ore che i secondini ci misero a sedarla, lui e i suoi sequestrarono Gianfranco e gli inflissero un servizietto che non avrebbe scordato a vita. Poi tutto finì in un’allegra scazzottata, come in quei film di Bud Spencer. Solo con qualche risata in meno.

Anche gli eventi straordinari finiscono, prima o poi, e la quotidianità riprende il sopravvento, com’è giusto che sia. Io tornai a posto, anche se ancora oggi quando tossisco o rido forte delle fitte mi attraversano, a ricordo di quell’esperienza. Nessuno però mi tocca più. Posso lavarmi il culo senza problemi.
Gianfranco dopo l’incontro con Hassan non è stato più lo stesso. Ride e scherza con tutti e non è più il violento bastardo a cui eravamo abituati. Pare che abbia così apprezzato il servizio di Hassan, che ora gli passa le sigarette sotto banco. E lui in cambio, quando nessuno può vederli, il suo sigarone.

E Ulissippo? Lo sognai ancora, su quella panchina, in un mese qualsiasi di un giorno qualsiasi, che mi sono rotto il cazzo di stabilire dove e quando accadono gli eventi. Tanto era un sogno, che mi frega?
«Chi controlla il culo controlla il mondo. Avevo ragione, no?»
«Avevi ragione.» dissi io a malincuore. Detestavo dargli ragione «Se non altro, non hai più le orecchie da koala.»
«Sei stato bravino» disse lui, dandomi una pacca sulla spalla.
Stavolta non ci vidi più. Ok, era un sogno, ma a tutto c’è un limite.
«Bravino? Ma brutto stronzo, e tu che avresti fatto? Ti sei fatto rompere il naso solo per affermare il diritto alla scorreggia libera?»
Ulissippo rise di gusto.
«Quando sei sobrio dici un sacco di cazzate, lo sai?» e si scolò il resto della birra che mi aveva fregato nello spezzone di sogno precedente.
Mi guardò negli occhi con estrema serietà.
«Volevo che quel negretto la smettesse con la sua nenia di merda, che mi aveva sfraccicato le palle, oltreché i padiglioni.»
«Non pensavo che fossi un fottuto razzista.» dissi io.
Lui prese una birra dalla cassa che si era portato e me la passò.

Pensi che Ulissippo sia davvero un fottuto razzista? Allora scegli il finale politicamente scorretto
Se invece credi all’amore universale fra i popoli, scegli il finale semplicemente demenziale.
Se invece non vuoi né l’uno, né l’altro, e hai proprio deciso di rompere i coglioni, puoi fare le seguenti cose:

  • andare a fare in culo!
  • scrivere il finale che piace a te.
    Puoi scriverlo come ti pare, dove ti pare, anche sulla carta del formaggio, l’importante è che me lo fai pervenire nei commenti del blog o sulla mia pagina Fessbuk. Se mi piace lo pubblico. 

 

2 Risposte a “Ulissippo e la libertà del buco del culo – ultima parte”

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