Storia di un amore mai corrisposto

Non sono mai andato d’accordo con la tecnologia.
Quando i miei genitori comprarono il videoregistratore, pensai fosse il prodotto della nefasta alleanza fra il demonio e il capitalismo. Imparai a usarlo che ormai erano usciti da un pezzo i DVD.
Nella mia prima storia seria, lei fece di tutto per regalarmi un cellulare. Partiva alla carica un mese prima di Natale e compleanno e terminava un mese dopo. Erano le uniche feste buone che giustificassero una tale spesa.
Erano altri tempi. Gli smartphone non esistevano. Avere un cellulare non era così comune. A me non interessava. Anzi, lo temevo.
– Così ti posso sentire sempre, diceva.
Appunto.
Era davvero convinta di volermelo comprare. Io resistevo. Fu forse per questo che mi lasciò, più e più volte. Certo, sarebbe stata solo una, se non l’avessi cercata, più e più volte. Ma questa è un’altra storia.
La mia prima relazione con fidanzamento serio iniziò anche quella nel segno di un cellulare. Dopo poco meno di tre mesi che ci frequentavamo, per il mio compleanno mi arriva un pacchetto quadrato. Lo scarto: è un cellulare. Dove non era arrivata la prima ragazza con le sue richieste, era arrivata la seconda in modo diretto: non aveva chiesto. Viene quasi il dubbio che si evolvano con l’andare del tempo.

Sull’atavica tendenza delle donne a regalarti qualcosa che piace a loro e non a te, cioè qualcosa di utile e non ludico, persone migliori di me ci hanno fatto una carriera. Non starò ad aggiungere nulla. Solo, è bene sapere che, nella lista infinita di cose utili e indesiderate, al primo posto c’era il cellulare. Vuoi regalarmi un maglione? Va bene. Magari ogni tanto lo metto anche. Se fa freddo. Ma tanto tanto. Calzini? Lo accetto, purché tu accetti di non buttare quelli vecchi (d’altronde non mi sono mai lamentato dei buchi, io). Scarpe? Ok. Se però hai preso il numero sbagliato non ti sognare che vada a provarne altre nel negozio dove le hai comprate. Insomma, a tutto si può trovare un compromesso. Tutto, tranne il cellulare.

Perciò, scarto il pacco ed esclamo: “Cos’è ‘sta roba? Un cellulare? E che me ne faccio?
Non ci crederete: siamo durati ben 7 anni. Siamo anche arrivati davanti a un assessore che ci ha sposati. In seguito siamo finiti anche davanti a un giudice che ci ha separati. Non ci siamo fatti mancare niente.

Due storie importanti finiscono. In entrambe c’è di mezzo un cellulare. È un caso?
Un mio insegnante diceva: se accade una volta è un caso, se accade due una coincidenza, se accade tre volte è un meccanismo.
Nella terza relazione seria, lei mi regala uno smartphone. I tempi erano cambiati. Ormai da anni avevo un cellulare, un vecchio Nokia di quelli indistruttibili, con lo Snake. Non avevo mai espresso l’intenzione di avere uno smartphone. Penso di essermi limitato a una leggera curiosità.
Ed eccolo, puntuale, sempre per il mio compleanno. Ma cos’è, una punizione?

Ho guardato questo aggeggio con un misto di riverenza e disgusto. Ho inserito la mia Sim e ho scoperto che per usare tutte quelle fantastiche funzioni, cioè per perdere metà della mia vita su Facebook, dovevo fare un nuovo piano tariffario. L’atavica pigrizia tecnologica che mi pervade ha fatto il resto. Ho tolto la Sim e l’ho rimessa nel Nokia. Prima o poi mi sarei informato. Due settimane più tardi perdo lo smartphone. Non lo ritroverò mai più. Qualche mese più tardi la mia relazione finisce. Non ritroverò più nemmeno quella. Poco male, non avevo acquistato né l’uno, né l’altra.

E comunque non c’era lo Snake.

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