Lo zen e l’arte di comprarsi uno Smartphone

Terza e ultima parte sull’arte di comprare uno smartphone.
Se non hai letto le prime due non capirai niente di questa e ti verrà solo mal di testa. Trovi la prima qui, la seconda qua e la terza avrei tanto voluto scrivere quo, ma lasciamo stare. In compenso alla fine del post avrai risolto i tuoi dubbi esistenziali riguardo all’acquisto di uno smartphone. 

Il fallimento del metodo “tetto massimo di spesa”

Il realismo, la sottile arte del vivere qui e ora, impone di domandarsi, a un punto imprecisato del nostro cammino: qui e ora quanto posso spendere? È una delle migliori domande della tua vita, anche perché la risposta non la dai tu.
I tuoi migliori amici in questo caso si chiamano estratto conto e stipendio percepito e non mentono mai. Nemmeno se glielo chiedi per favore, in ginocchio o minacciandoli.
E accade il miracolo. Il mondo si semplifica.
Come una livella, la soglia di spesa riduce a zero l’interesse che nutrivi per SD Card da 20 Tera, per fotocamere che montano anche i filmati da sole, per processori che sono così veloci da intuire chi vuoi chiamare prima ancora che l’abbia intuito tu, fare la chiamata, e riportarti le risposte in tre secondi, per connessioni Wi-FI che prendono la Casa Bianca anche in cima al K2, per schermi LCD sensibili ai movimenti dei bulbi oculari e via discorrendo. La grande semplificazione del tetto massimo, dolorosa all’inizio, è in realtà portatrice dei veri valori della vita: non morire di fame.
Chiariamoci: io posso ignorare le leggi dell’Universo, tanto più che sono convinto che lui ignori me. Nessuno mi vieta di spendere quattro volte il mio stipendio per un telefono di cui non saprò mai tutte le potenzialità e scoprire che poi devo vendere l’auto per pagare le bollette e l’affitto. Va tutto bene. Se voglio farlo, posso farlo. Nessuno verrà a dirmi quanto sono stato idiota. E lo smartphone in mezzo al garage vuoto fa la sua porca figura.
Scelgo perciò la via maestra del realismo economico e mi piego alle becere logiche economiche. Tuttavia, trovo molto confortante la semplificazione. Ora il metodo comparativo diventa meno arduo. E anche il mondo di recensioni, una volta arginato il fenomeno, acquista un senso. Penso, valuto, ripenso.
Vado in giro per negozi, parlo con tutti i commessi. Poi ci torno e ci riparlo, fino a che non si stufano di vedermi. E alla fine scelgo: un Samsung qualche cosa che ora non ricordo nemmeno più.
Finché un amico, il giorno dopo, non mi dice:
«La Coop fa spesso delle offerte. Ti conviene aspettarne una.»

Vado in crisi.
Una semplice frase può incrinare un intero universo di certezze? Può davvero una becera offerta della Coop, inno al consumismo edonista, infrangere una scelta fatta dopo un mese di strategie, di fatiche e sofferenze? Non me ne frega nulla in fondo del modello di cellulare. Ma non posso passare un mese a informarmi e poi essere fregato da un volantino della Coop.

Il vero metodo è nell’assenza di metodo

Non intendo passare la vita in attesa che i Tartari arrivino da oltre il deserto, a colmare una vita riempita solo di rinunce e solitudine.
E perciò dico no! Al solerte amico tentatore e decido di comprare il modello che ho già scelto.
Domani è il grande giorno.
Torno a casa con rinnovato spirito eroico, un D’Annunzio 2.0.
Sto per aprire la porta. Ed ecco, mi accorgo della cassetta della posta. Straripa, come sempre, dato che non ritiro mai i volantini, ma li butto tutti in blocco quando iniziano a invadere il pianerottolo. Mi capita in mano un volantino della Coop. Lo guardo. Lui guarda me. In quell’istante senza tempo, la verità folgora entrambi e capiamo che un destino comune ci lega: c’è la dannatissima offerta! Un Samsung Advance S, che vale di più e costa di meno della mia scelta, così ardua, così sofferta, così intrisa di lacrime, sudore e sacrificio, così…ma vaffanculo!
Smartphone più potente, minor prezzo. Fanculo alla ricerca, fanculo alla scelta fatta con sudore e sacrificio, tutte cose che puzzano tra l’altro!
È un’offerta limitata. Solo pochi esemplari, per alcuni giorni. Occorre mettersi in fila e scannarsi a vicenda, una di quelle cose che gli esperti di marketing inventano solo per divertirsi a vedere quanto in basso può spingersi l’uomo, quanto può rinunciare alla sua umanità, alla compassione, all’empatia, alla tenerezza, alla pietà, pur di accaparrarsi un’offerta limitata. Una di quelle occasioni dove il consumismo edonista e selvaggio vince sulla bellezza della natura umana. Ho schifo di questo genere di cose.
Tuttavia amo contraddirmi e soprattutto, VOGLIO quel fottuto smartphone!

E alla fine è così che è andata.
Ho fatto la fila, due ore prima che aprisse la Coop, al freddo, a piantonare la mia mattonella fuori sul piazzale, stando ben attento che nessuno mi superasse. Ho ceduto all’istinto primordiale del possesso, ho ceduto la mia natura umana e tutte quelle cazzate lì al dio del consumismo arrivista, edonista e sprecone e che si fotta Marx e compagnia bella, sono scattato come un felino, pronto a snudare le zanne, ad aggredire i miei simili senza pietà, donne, vecchi e bambini inclusi, solo per arrivare alla cassa e poter dire: un Samsung Advance S!

Che non è quello che avevo scelto, quello per cui ho messo in moto tutte le mie abilità analitiche e razionali, per cui ho investito tempo e risorse. Ma chi se ne frega.

È successo a causa del realismo. La sublime arte del vivere qui e ora, se vi piace essere più poetici e beccare più “mi piace” su Facebook.
E il realismo applicato alla tecnologia dei cellulari e dei tablet ti dice molte cose, ma soprattutto, fondamentali, due. Io ve le trasmetto, così se vorrete potrete farne tesoro. E sopravvivere al duro mondo della scelta della tecnologia. Sempre che non abbiate già ipotecato l’anima per accaparrarvi un Iphone.
La prima è che non esiste il telefono o il tablet o il pc portatile migliore. L’offerta è così spaventosamente vasta, un oceano di follia fatto solo per indurti a comprare qualche cosa, che a un certo punto ti stufi di cercare e decidi che quello che scegli è il meglio che potevi avere. Tanto ne fanno una nuova versione fra due settimane e domani quello che hai comprato oggi è già vecchio.
La seconda è che la strategia, ogni strategia, per quanto perfetta, per quanto calibrata al millesimo, crolla senza pudore di fronte a un’offerta della Coop.

L’offerta del volantino è l’asso nella briscola. E si piglia tutto.

4 Risposte a “Lo zen e l’arte di comprarsi uno Smartphone”

  1. Coop bastarda XD
    E’ successo anche a me, non della coop, ma di essermi preparata quasi bene all’acquisto del cellulare e poi comprarne tutt’altro… Questo perché ai commessi preparati non servono millenni come a me per comparare tutti i modelli di samsung con prezzi simili “hai il 3 mini? Bene, per migliorare e rimanere su questo budget puoi prendere solo il 4 mini, gli altri sono tutti inferiori…” e io che ero convinta che parole come “plus” e “advance” volessero significare qualcosa di figo e dippiù XD

    Da questo finale ho capito alcune cose…
    Innanzitutto è sempre un piacere leggerti e noto con piacere che non perdi la tua demenza invecchiando 😀
    Che la coop dovrei frequentarla più spesso…
    E che ho comprato un cellulare migliore del tuo! Aahhahah! O almeno così dice il commesso della tre… XD

  2. I commessi sono addestrati per infinocchiarti, non ti fidare! Comunque il mio cell alla fine è una pippa, cosa posso aspettarmi da un volantino della Coop…
    Grazie per aver notato che la demenza rimane la stessa anche invecchiando…sgrunt…anzi, probabilmente è demenza senile…
    Alla prossima!

  3. Oddio non ci avevo mai pensato… Siamo troppo fortunati! Nessuno si accorgerà della demenza senile che ci investirà in vecchiaia perché questa altererà di pochissimo la nostra personalità attuale XD

I commenti sono chiusi.

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