Le nuove avventure di Fair Ardagh – capitolo 7

Segue dal capitolo 6

“Che si dice lì sul ponte? – chiese Fair, tanto per sviare il discorso dall’ennesima zuppa di pesce che Urd gli aveva racimolato.
L’olezzo era talmente pungente che si percepiva anche di fuori dalla porta. Fair era certo che il cuoco di bordo ci mettesse proprio tanta cura a preparala. Di sicuro, nessuno sulla nave mangiava quella cosa ripugnante. E Urd si era messo in testa che gli faceva bene.
“Parlano tutti di te – rispose Urd, con un tono di aperta ammirazione – Harkid dice che sei tanto, non ricordo la parola…Bè, dice che nemmeno i pesci degli abissi banchetterebbero col tuo cadavere. E quelli mangiano davvero tutto!”
“Ah, davvero un gran complimentone. E chi è Harkid?” – s’informò Fair.
“E’ il nostromo. – gli rispose Urd – è un tipo in gamba. Ti piacerebbe un sacco!”
Fair ne era più che certo. Per questo relegò quel nome in un angoletto della memoria, nel caso un giorno gli fosse servito di tirarlo fuori. Quella era una zona della testa assai occupata, zeppa di una lista di nomi che pareva non finire mai. Tutta gente a cui Fair aveva fatto qualcosa o, com’era più probabile, che voleva combinare qualche scherzo a lui.
La conversazione intanto languiva e Urd cominciò a spostare di qualche centimetro il piatto della zuppa.
“Perché sei su questa nave?” – chiese allora Fair.
Non che fosse realmente interessato. Ma, finché Urd era occupato in un’attività anche solo vagamente cerebrale, non riusciva a ricordarsi della zuppa. L’ultima volta quello stupido gliel’aveva ficcata in gola a tradimento. Fair non avrebbe commesso lo stesso errore per due volte.
“Questa nave è l’unica che fa scalo a Serdracht.” – rispose Urd.
“E che c’è a Serdracht?”
Il guerriero si strinse nelle spalle, come se la risposta non fosse importante.
“Niente – disse infine – ma da lì parte spesso una carovana per il mio villaggio.”
“Torni a casa dunque?”
Doveva aver toccato un tasto dolente. Urd infatti cominciò a saettare lo sguardo per la stanza, attirato ora da una mensola sbrecciata, ora da un lembo di tenda lercio, ora da un libercolo sulle abitudini dei pesci-sega che spuntava da sotto la cuccetta.
Si umettò le labbra e tirò su col naso troppe volte perché Fair stesse lì a contarle.
“Devo farlo. – mormorò infine – Ho fallito la missione.”
“Che missione?” – si costrinse a chiedere l’elfo.
Urd ricominciò quel rito odioso di grattarsi con indosso l’elmo. Sembrava sempre più a disagio.
“Cercare chi ci aiuti a far cessare la maledizione che affligge la mia gente.”
Fair annuì con l’aria di chi la sapeva lunga. Aveva la sua modesta esperienza di maledizioni. Maklaad ne era una prova, tanto per citarne una. E anche non l’avesse avuta, otto giorni in mare non potevano che definirsi una iattura.
“E chi sarebbe costui?”
“Un eroe.” – rispose Urd.
L’elfo si accigliò, all’improvviso.
“Sei uno sciocco. – disse, sputando tutto il suo disprezzo – Non esistono gli eroi.”
Urd annuì con vigore.
“Lo ha detto anche il venerabile Ukron. – disse – E ha detto che coloro che si ritengono eroi, in verità non lo sono affatto.”
“Simpatico vecchietto. Ha tutta la mia stima.”
“Io però non gli ho creduto. – rispose Urd, con un cipiglio sicuro, mai visto prima di allora. – E sono partito per cercarlo.”
“Hai avuto sfortuna – rispose Fair – Mi dispiace. Hai trovato solo me.”
Gli occhi di Urd si illuminarono.
“Sapevo che ti imbarcavi sulla Therrit.” – disse all’improvviso.
Fair drizzò le orecchie.
“Cosa, cosa? Dunque sei venuto qui per me?”
Urd cincischiò con i peli della barba, quasi vi stesse cercando qualcosa. Teneva gli occhi bassi.
“A Soredin un certo Kurkas mi ha detto che forse ti avrei trovato qui…” – rispose Urd.
Fair si annotò mentalmente di ringraziare un giorno o l’altro quel pirata mercenario e puttaniere, con un colpo della spada lì dove non batte il sole.
“…ti ho sfidato, per provare il tuo valore. – proseguì il guerriero – Ti chiedo scusa.”
Fair rimase a bocca aperta. Di solito lo sfidavano per il privilegio assai raro di mandare un elfo all’altro mondo. Nessuno finora era riuscito a vantarsene.
“E…?”
Era la storia più assurda mai sentita, ma ormai voleva sentirne anche la fine.
“E ho capito anche che eri la persona che io stavo cercando.”
Fair avrebbe riso, se Urd non fosse stato così serio. Si sarebbe fatto un sacco di risate, con contorno di una bella sbronza, che ci stava sempre bene, se quello sciocco non avesse alzato il capo e non lo avesse fissato con intensità quasi fanciullesca. All’elfo ricordò, così tutto d’un tratto, quel bambino nel villaggio di Seldarsia, che attendeva sullo soglia e che sperava, ingenuo e sciocco, nel ritorno di suo padre. Quel ricordo lo mandò in bestia.
Urd nel frattempo lo puntava con occhietti speranzosi e lucidi da cucciolo. Fair sapeva bene come la speranza fosse una merce sopravvalutata. Scosse il capo, forse con troppa convinzione.
“So cosa vuoi chiedermi, ma non accetterò. Come vedi, ho già un lavoro. – e fece tintinnare il sacchetto – E ben remunerato, anche!”
Urd insaccò la testa nelle spalle e assunse un’espressione così infelice che quasi gli fece tenerezza. Quasi.
“Ho fallito. – mugugnò il guerriero, tirando su col naso – Tornerò a casa e la maledizione continuerà a vessare la mia gente.”
Fair non sapeva cosa fare. Non era la sua conversazione tipica quella. Di solito, la gente lo insultava o gli prenotava un posto sicuro per l’inferno. Cominciò a sentirsi a disagio.
“Proverei pena per te, davvero, se solo non ne provassi molta di più per me stesso.” – disse.
Urd lo fissò. Aveva gli occhi quasi lucidi, ma Fair gli vide un’espressione così seria e consapevole che si chiese, per un istante, se quello lì davanti davvero fosse lo stolido guerriero incontrato il giorno prima.
“Non importa. – gli rispose il gigante – So che lo faresti se potessi. Sei una persona buona. Gli Dei ti renderanno merito.”
Prese il piatto con la zuppa, aprì la porticina e se ne uscì in silenzio.
Fair rimase immobile, con un nodo in gola. Per un istante non avvertì né lo stomaco, né la nave, ma solo una sensazione strana e indefinibile che non riuscì a spiegarsi.

Facciamolo! – disse all’improvviso Maklaad, dopo due giorni interi di silenzio.
Fu strano, ma risentire l’arma gracchiare nella sua testa non diede a Fair tutto il fastidio che si era immaginato.
“Facciamo cosa?” – chiese l’elfo.
Aiutiamolo! – disse perentoria l’arma.
“Sei pazza! Stare zitta per due giorni ti ha portato alla follia, è chiaro.”
Tu puoi aiutare la sua gente. – disse l’arma, ignorando il sarcasmo dell’elfo – Sei l’unico che può farlo.
“L’unico idiota, perché tutti gli altri non hanno di certo accettato. – replicò lui – E poi, se non ricordi male, abbiamo già una missione.”
Ma è una missione idiota! – insistè Maklaad, con insolita passione – Sorvegliare un carico idiota per un vecchio idiota che a breve tirerà le cuoia, in favore del nipote, che è il più idiota in assoluto!
“Hai ragione, ma è un’idiozia che ci frutterà 200 talleri sonanti.”
Maklad non si diede per vinta.
Serdracht è a due giorni da qui. – disse – Scendi dalla nave e seguilo.
Fair cominciava a essere davvero stanco. Aveva mal di stomaco, le energie allo stremo e ora anche questa sensazione indefinita che attanagliava alla gola e che non c’entrava con la nave. Una discussione con Maklaad non ci stava proprio.
“Torsen mi scuoierebbe vivo se fallissi la missione, – sbuffò Fair – Figurati se l’abbandonassi di proposito.”
Ma sono otto giorni di mare, sempre se il vento ci favorisce. – continuò lei, subdola – Ci hai pensato?
Ecco un argomento convincente. Otto giorni di vomito, febbre e delirio, otto giorni di tragedia. Otto giorni a essere additato come un porta iella, come uno spirito di sventura venuto dalla terraferma per rallentare la navigazione. Se ci fosse stata bonaccia sarebbe stata colpa sua, se fosse scoppiata la bufera anche. I pirati sarebbe stati attratti da lui e anche eventuali mostri marini sarebbero sorti dalle profondità abissali solamente perché c’era un elfo a bordo.
Ti ho quasi convinto – asserì la spada, soddisfatta.
“Tutti hanno diritto alle proprie illusioni, – rispose Fair con aria svagata. – Anche tu in fondo.”
Sapeva che la distesa d’acqua si srotolava come un tappeto in ogni direzione lui avesse guardato e non sarebbe finita mai, se non una volta a terra.
Sì, ci aveva pensato. E non ne valeva la pena, sotto tutti i punti di vista. Tranne uno.
C’era un frase che si ripeteva spesso e che era l’unico appiglio che aveva per non crollare steso al suolo e affogare nel suo stesso vomito.

Iniziava con duecento e finiva con talleri d’oro.

CONTINUA…

12 Risposte a “Le nuove avventure di Fair Ardagh – capitolo 7”

  1. Lo vedi? Lui è!

    Finalmente Maklaad ricomincia a farsi sentire. Ero in una sorta di nostalgica malinconia!

    Bello Matteo, mi è piaciuto, come sempre.

  2. Malinconia da mancanza di Maklaad? Fair avrebbe qualcosa da ridire!
    Credo tu sia la più grande fan della spada fra i miei quattro lettori (forse cinque…).
    Grazie davvero dell’apprezzamento e di esserti fermata a leggere. Questo capitolo mi pare sia un pò più lunghetto del solito…

    ps: lui è…cosa? Non riesco a penetrare l’ermetismo di un commento così stringato, sorry!

  3. Non c’è che dire: in questo capitolo si cambia nettamente registro… Dal comico spicciolo si è passati allo “pseudo” tragico. Infatti, l’ironia aleggia come una brezza sui nostri personaggi, ma non è più il sentore preponderante. L’introspezione psicologica sta acquistando finalmente spessore. Fair è preda del dubbio amletico: “aiuto o non aiuto Urd, questa palla al piede che mi crede un EROE? l’unico in grado di far cessare la maledizione sulla sua gente? Allora! sì o no?”
    Il monologo dell’elfo, in cui “si consuma” la lotta fra ciò che è giusto e ciò è comodo, noi lo possiamo seguire grazie alla voce di Maklaad che incarna la sua coscienza. Ecco, sì, credo proprio che M sia per F. un’approssimazione di ciò che il Grillo parlante è per Pinocchio.
    “E ora che accadrà?” Sebbene la logica del profitto (dei 200 talleri d’oro) spinga Fair altrove, io credo che Maklaad avrà la meglio.
    Mi è piaciuto molto questo capitolo, è scritto molto bene; inoltre ha una buona dose di tensione al suo interno.
    Al prossimo capitolo, Matteo.

  4. Ok, ho deciso. D’ora in avanti sarai il mio editor, la mia critica di fiducia, tutto quello che vuoi. Se un giorno dovessi pubblicare Fair Ardagh dirò all’editore di parlare con te prima, chiunque vorrà scrivere un recensione dovrà chiederti il permesso. Sto scherzando, ma nemmeno tanto.
    Parlando del cambiamento di registro, è un cambiamento avvenuto nel sottoscritto e nello sviluppo di Fair. La domanda mia era: posso andare avanti ancora per molto a gigioneggiare? La risposta l’hai appena letta. Continuerà così, d’ora in poi, pur rimanendo scanzonato a tratti. Insomma, per quanto la vita possa essere dura, Fair e compagni non rinunceranno alla loro dose di stupidità.
    Grazie dell’attenta analisi. Ormai chiamarli commenti i tuoi interventi è riduttivo.
    Non sai quanto mi faccia piacere averti ospite sul blog, davvero.
    Alla prossima, Gioia.

  5. Ciao Matteo,

    questo è il primo capitolo di Fair che commento qui sul blog, ed anche quello che mi è piaciuto di più. Bello il dubbio che logora l’elfo, a tratti toccante il comportamento di Urd. E che dire di Maklaad? Non poteva tornare in modo migliore! Qualcosa mi dice che sarà lei ad avere la meglio, indirizzando Fair verso il villaggio di Urd e nuovi guai.
    Aspetto il prossimo, complimenti!

  6. Ben tornato Stefano!

    L’egemonia femminile sta vacillando! Scherzi a parte, grazie di essere passato e del commento. E devo dire che mi piace un sacco quando i lettori si immaginano il seguito. Vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro…

  7. Ok, ho letto tutti e sette i capitoli.
    Hai detto altrove che si vede lontano un miglio che non mi piacciono, ma in realtà non è vero. Trovo sia una storia molto ben scritta, dove è facile “vedere” quello che vede il personaggio. E ti assicuro che questo non succede con qualsiasi cosa leggi! E’ il genere che a me non ispira, ma la storia è bella.
    Posso fare il tifo per la spada, però? E’ arguta e spiritosa, mi piace!

  8. Mizzica, ma quanto veloce sei?
    Insomma, alla fine proprio schifo non ti fa Fair Ardagh…dai, mi fa piacere.
    Grazie di aver letto e commentato praticamente quasi tutto (o forse tutto, devo vedere). A tutt’oggi, sei la mia lettrice-commentatrice più rapida in assoluto, in due giorni ti sei fatta fuori tutto il blog! Cavolo, adesso dovrò scrivere per forza qualcos’altro, ma si parla sempre di elfiche saghe fantasy, purtroppo…
    Ciao, alla prossima!

    ps: e tifo per la spada sia!

  9. E vai, primeggio in qualcosa! Sì, ho letto tutto, credo.
    Ma non ho commentato proprio tutto, per non strafare… 😉
    Lascia stare, non hai bisogno di scrivere sotto pressione, che poi ti viene l’ulcera!
    Ci sono sempre i commenti da leggere, e mi sembra di aver visto da qualche parte che li ritieni una risorsa importante per questo blog.
    Bye

  10. Hai letto bene. Un blog senza commenti è come uno specchio senza luce.
    No, l’ulcera non mi verrebbe comunque…

  11. Grazie! Mi è spiaciuto doverlo interrompere, ma vorrei che diventasse davvero qualcosa di più serio.

I commenti sono chiusi.

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