La strada che abbiamo scelto

19 agosto 2010.
Quel giorno, verso le 20, pubblicavo il mio primo pezzo sul forum di Galassia Arte, tratto da un esercizio ideato dall’amministratrice, Roberta.
Dopo un anno, è quasi giocoforza per me fare un bilancio. Ma dovrei scrivere tanto, forse troppo. E io sarei il primo a stufarmi. Per cui, per festeggiare il mio primo anno di forum, pubblico sul blog il racconto da cui tutto ha avuto inizio.
Buona lettura!

L’orologio sul comodino segnava le 04.30. Non era un giorno come gli altri. Eric scese dal letto, andò davanti allo specchio e fissò l’immagine riflessa.
Notti insonni erano dipinte sugli zigomi rugosi, scavate nelle occhiaie nere e profonde e nel rosso stinto delle pupille dilatate. Coi capillari che pareva volessero scoppiare come una mina, se appena li avesse sfiorati.
Tutto dal giorno in cui Andrej era arrivato al campo.
Era entrato dal cancello, scortato da una camionetta della polizia militare. Con quel maledetto sorriso sprezzante. Li aveva squadrati tutti, uno per uno. Quegli occhi aridi avevano zoomato sulle tende, sugli edifici, sui mezzi militari, sui fucilieri di vedetta. Fino al centro del cortile, in mezzo al gruppetto di ufficiali. Dove c’era lui.

Quegli occhi, furiosi e sprezzanti, lo avevano gelato.
Non dormiva da quel giorno. Il giorno di quello sguardo.
Si vestì in fretta. Il tremolio alla mano sinistra, ricordo di quella notte di tanti anni prima, aveva ricominciato a tormentarlo.
Aprì la porta e uscì nel corridoio semibuio. L’uniforme un po’ sgualcita, la cravatta indossata alla bell’e meglio. Si ricordò solo uscendo che non si era rasato.
Non c’era tempo. Due colossi in mimetica col kalashnikov spianato lo attendevano. Il campo cominciava a destarsi. Grida di uomini, tacchi di stivali sulla pietra. Una campana lontana risuonava nella nebbia. L’aurora, ormai prossima, cominciava a sbiancare l’oscurità della notte.
La mano gli tremava incontrollata, mentre attraversava il campo a grandi falcate.
“Non voglio farlo. Ho paura.”
Quella notte fradicia, coi fucili in pugno, la mano aveva tremato per la prima volta.
Andrej gli aveva stretto la spalla con forza e aveva sorriso, col suo ghigno da pirata.
“È la strada che abbiamo scelto. E noi seguiamo le nostre scelte. Fino in fondo.”
E si era lanciato fuori, urlando contro la pioggia, mentre i lampi degli spari coloravano la notte e le raffiche sibilavano nel vento.
Eric era stato catturato poco dopo. Col fucile stretto stretto, in una mano che non accennava a calmarsi. Quel giorno era finito tutto.
Non ne aveva più saputo nulla. Non lo aveva più rivisto.

Ora lo aveva di fronte. Gli occhi dentro i suoi occhi.
La mano tremante, la fronte imperlata di sudore. Era tutto come quella notte.
Non voleva. Aveva paura. La mano vibrava ormai di vita propria.
Eppure Eric non la sentiva. Immerso in quello sguardo, cercava un residuo dell’amico di un tempo.
Dove allora ricordava un sorriso da pirata.
Dove ora c’era solo ghiaccio.

E non vede spianare i fucili.
E non vede la mano abbassarsi.
E non sente il mortale canto del plotone.

Non era un giorno come gli altri.
Nel cortile del campo, appena al sorgere dell’alba, un uomo giaceva a pancia in giù, riverso nel suo stesso sangue.
“Seguiamo le nostre scelte. Fino in fondo.”
La notte della cattura era tutto finito. Eric era passato al nemico.

Per questo era ancora vivo.

5 Risposte a “La strada che abbiamo scelto”

  1. Racconto inquietante. Inizialmente, i personaggi sembrano assomigliare più a creature della notte (abituati a sgusciare fuori, silenziosamente, per una battuta di “caccia”) che a uomini. Solo alla fine, dall’ombra, striscia fuori “l’umanità” di quei profili accennati. Ed è un umanità con tutto il peso delle decisioni cruciali e definitive.

    Seguiamo le nostre scelte. Fino in fondo.
    La notte della cattura era tutto finito. Eric era passato al nemico. Per questo era ancora vivo.

    Bel racconto, Matteo. Mi è piaciuto molto per il ritmo di suspance e per la descrizione fisica dei due personaggi.

  2. Non ho mai letto il racconto sul forum, quindi è stata la mia prima volta.
    Bello, come sempre. E come sempre il finale mi ha spiazzato.
    Bravo, Matteo.

  3. @Gioia: non avevo mai pensato che potesse sembrare un racconto di creature non umane. Curioso.
    Grazie davvero per l’apprezzamento. Il fatto che sia risultato inquietante mi fa davvero piacere (lo scopo era più o meno quello, in effetti).

    @Loredana: grazie del passaggio e del commento. Gli esercizi fatti sul forum li ho scritti tutti con finale a sorpresa…me l’ero data come regola. Se dovevo stare entro l’impossibile limite di 3000 battute, almeno mi dovevo divertire un pò!

    Alla prossima!

I commenti sono chiusi.

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