La casa del presente (1)

L’imprevisto vantaggio dell’imprevisto

Martedì mattina, verso le dieci e mezza circa, mi chiama Ilaria e con un tono tranquillo mi dice: «La macchina non parte»

Non è proprio la comunicazione che vorrei sentire, considerando che:
a) La mia auto è dal carrozziere.
b) La sua auto non mi piace guidarla, è un benzina e mi sembra una scatoletta di tonno
c) Dobbiamo partire entro tre o quattro ore per Voghera a trovare i suoi genitori.

Chiamo mio padre, che vada a darle una mano, dato che io sono appiedato, al lavoro e in un’altra città.
Il responso sarà che la batteria ha scelto la strada del prepensionamento. Beata lei che se lo può permettere! Fra i momenti peggiori ha tuttavia scelto quello migliore. Avrei voluto vedermi a un autogrill dell’A4 in direzione Milano con l’auto che non parte più!
Tutto sommato meglio l’imprevisto prima, che durante. E così siamo tranquilli: la tradizione di famiglia, di beccarci sempre qualche casino ogni volta che lasciamo la soglia di casa, è rispettata.
Sarebbe stata un’avventura da narrare alle future generazioni, con un taglio epico da “L’anno che andammo a Voghera”, se non fosse che ho uno Smartphone. Tant’è che ero dubbioso se intitolare questo resoconto di viaggio “Il giorno che lo Smartphone è stato DAVVERO utile”.
Odio la tecnologia quasi quanto lei odia me. Tuttavia, anche nelle peggiori famiglie ci sono dei momenti di amore e condivisione. Quel giorno, forse intuendo l’emergenza, lo Smartphone sceglie di non impallarsi e di non farmi casino con il sito di Trenitalia. E così, in meno di due minuti posso mandare a Ilaria un sms che recita:

«Non temere. Qualsiasi cosa abbia la tua auto, c’è un treno da Rovereto alle 15:25 che arriva a Voghera alle 19:06. Costo: circa 70 euri per due. Un bacione!»

Il sito di Trenitalia ci consiglia Regionale-Frecciarossa-Regionale, che tradotto significa: economico-accendi un mutuo-economico. Pazienza.
Più tardi la batteria verrà cambiata ma noi, dopo due conti e la mia poca voglia di sciropparmi l’autostrada in direzione Milano con un’auto che non mi piace guidare, scegliamo per il treno. E scegliamo bene.
In stazione scopriamo che la leggenda metropolitana è vera: Trenitalia mica te le dice tutte le combinazioni di treni possibili. Intravedo il paradiso quando scopro che, al posto del Freccia, c’è un regionale e che la differenza di arrivo è di 10 minuti soltanto! Ma quella di prezzo…ah, è un’altra storia!
Risultato: andiamo in treno, non devo guidare e spendiamo meno che con l’utilitaria a benzina di Ilaria. E tanti saluti al Freccia!

Il treno ha un sacco di vantaggi, fra i quali:

  • Una volta salito te ne freghi dell’universo mondo.
  • C’è un altro alla guida e non può nemmeno sbagliare strada.
  • C’è sempre un cesso anche se sei in movimento.
  • Puoi guardare il panorama se hai lo Smartphone scarico.

Insomma, puoi fare tutte quelle cose che in macchina non potresti fare. Per esempio, posso leggere e fare da cuscino a Ilaria allo stesso tempo.
Fra una lettura e una dormita, una chiacchierata e una dormita, una dormita e qualcos’altro, arriviamo a destinazione. E, in accordo al detto che una rondine non fa primavera, pure puntuali.
Il viaggio ha una componente fisica e una spirituale.
Eh sì, ogni tanto uso paroloni anche su questo blog. Qualsiasi narrazione che si rispetti parla di una viaggio, spesso usando l’espediente del viaggio fisico. Se ci fate caso, il protagonista alla fine non è la stessa persona dell’inizio. Sai che palle sennò!
La questione è che ci rendiamo conto di aver fatto una scelta migliore partendo da un imprevisto, cioè dall’auto in panne. La scelta migliore tuttavia non è reale, ma percepita. Non è un dato oggettivo che il treno fosse meglio dell’auto. Se il protagonista della giornata fosse stata l’ansia per l’imprevisto dell’ultimo minuto, la sensazione che toccano tutte le sfighe dell’universo solo a noi, la rabbia per la spesa della batteria nuova (non è che proprio te la regalano), qualsiasi scelta, treno, aereo o teletrasporto, sarebbe stata fallimentare. Invece il protagonista è stato “andiamo a Voghera”. E ci siamo andati.

Superare la difficoltà dell’imprevisto ha reso il viaggio ben più di un mero spostamento nello spazio.

FINE PRIMA PARTE

 

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