Il Piccolo Principe, il film – recensione

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[Vi avverto: faccio spoiler e me ne frego]

Sono entrato in un cinema che davano Guerre Stellari 7, ma non ero lì per quello. E già questa è una notizia.

Difficile giudicare un film tratto da un libro che non mi piace. Probabilmente sono l’unica persona al mondo a pensare che la frase l’essenziale è invisibile agli occhi sia roba da Baci Perugina. Me lo dico da solo: sono un mostro.

Ciò detto, il film non è male. Intanto è di Mark Osborne, regista di Kung Fu Panda, quindi non proprio l’ultimo arrivato. Uno abituato a mescolare divertimento, emozioni, ironia, dramma, con un messaggio di fondo importante e mai banale.

A smentire l’ultima frase, l’inizio del film è scontato: la bambina super perfettina – pure troppo – il cui obiettivo sarà riscoprire il suo essere bambina, tramite la relazione col vecchio aviatore e la storia del piccolo Principe.
Però diciamolo: non siamo qui per l’originalità. Siamo qui per il Piccolo Principe (anzi, siete. Io sono qui per mia moglie, fan accanita del principino, che ha iniziato a piangere già sui titoli di testa).

La storia non delude.
I momenti di vita fra la bimba e il vecchio si alternano alla narrazione delle vicende del piccolo Principe e sono fatti davvero bene. Anche la scelta di introdurre i disegni originali del libro è ottima. Per i fan (cioè tutti, tranne me), è una bella botta di emozioni. La parte centrale del film è molto godibile. I momenti di commozione si intrecciano a quelli ironici in maniera eccellente.
La colonna sonora è perfetta dall’inizio alla fine.

Ora dovrei dire qualcosa sull’attinenza al libro. Peccato non essere andato oltre le venti pagine e averlo chiuso dicendo: “che cagata” (sì, odiatemi).

La massima esperta mondiale, cioè mia moglie, dice che gli episodi del viaggio del principino sono troppo brevi: da quelli degli incontri sui pianeti, a quello della volpe, per non parlare della rosa. Ma si sa, i fan accaniti sono incontentabili.
Ricordo quelli che odiarono Peter Jackon per l’omissione di Tom Bombadil nel film del Signore degli Anelli, che se Tolkien fosse nato vent’anni più tardi, avrebbe detto lui stesso: che cazzo ci fa quel grassone nel mio libro? (dai, facciamoci odiare anche dai fan di Tolkien).
Mia moglie ha pianto tutto il tempo. Prendo questo come standard di misurazione del film.

Bene, che bello. Tutto qua? No. Poi arriva la parte finale e ti spiazza.

Il finale è assurdo. La storia del piccolo Principe finisce e, in pratica, comincia quella della bambina alla ricerca del Principe, in una serie di rocambolesche avventure che non hanno niente dello stile della storia vista finora.
Chiariamoci: il pezzo finale è fatto benissimo. Ma che c’entra con tutto il resto?
Sembra di vedere un film nel film. Un film che gli è pure scappato di mano e non finisce mai.

Ora vi dirò due cose sui finali.
Esiste un momento buono per chiudere una storia e quando è chiusa, è chiusa. Non ne riapri un’altra nella stessa storia. Al massimo fai il sequel. Se fallisci il momento buono per chiudere, qualunque momento andrà bene, ma sarà sbagliato.
Il momento per chiudere qui si presenta più volte, ma non viene mai afferrato.
Ora vado di spoiler.

Ritrovano la rosa, la bimba comprende finalmente la verità. E tu dici: un ottimo finale aperto.
E invece no! Si va avanti.

Scena in ospedale: lei ritrova il vecchio, la madre comprende, tutta la famiglia alla fine si riunisce felice. Bello. Ottimo finale.
E invece no!

C’è l’inutile scena del telescopio. E arrivano i titoli di coda. Vabbè, ho visto finali migliori, ma va bene. Tanto è finito.
E invece no!

Il finale vero e proprio è all’inizio dei titoli di coda, con la bambina che disegna il cappello-serpente, dimostrando di aver appreso la lezione e bla bla bla…
Ti sei rotto? Pensa io a vederlo…

Giudizio finale: film per tutti, molto godibile. Non avendo letto il libro non ho aspettative e questo conta molto. Se come me soffri troppo sul finale, puoi chiudere gli occhi, resettarlo e pensare che sia finito quando davvero doveva finire, cioè col piccolo Principe che si suicid…cioè, che vola romanticamente dalla sua rosa (lo sento il vostro odio, che credete?)
Pensavo sarei morto, e invece ne sono uscito indenne.

In termini di uccisione di miti letterari e/o cinematografici, ho visto di decisamente peggio: un film di mostri con così poca trama che lo chiamo film solo perché “quella cosa lì” è troppo lungo (Godzilla), lo stupro di un mito (Capitan Harlock), un ibrido fantasy-manga-action movie-supereroi-romance (La desolazione di Smaug), che mi vien tristezza solo a pensarci.
Il Piccolo Principe ne esce a testa alta, in questo panorama di mostri sacri uccisi, violentati o ridotti a macchiette (ah, ecco, avevo dimenticato Jar Jar Binks, chissà come mai…)

Giudizio della massima esperta mondiale: bellissimo, a parte il piccolo Principe adulto e frignone, che non si può vedere.
E pianti. Tanti pianti.

 

 

2 Risposte a “Il Piccolo Principe, il film – recensione”

  1. Meno male che ho letto la tua recensione! Mi sono goduto il il film senza dovermelo sorbire 🙂
    Già, perché l’idea di andare a vederlo mi aveva sfiorato più volte; se non altro perché il libro non mi è mai piaciuto, quindi speravo il film ne riabilitasse la memoria.

I commenti sono chiusi.

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