Il mio Google Panda

Questo racconto necessita di una premessa. È il mio contributo ad un articolo uscito sul blog aziendale di Archimede, l’agenzia di comunicazione per la quale sto facendo uno stage. Prende spunto da Google Panda, il nome dell’ultimo algoritmo del noto motore di ricerca. Se volete dei dettagli più tecnici, leggetevi tutto l’articolo su Google Panda, altrimenti rimanete qui e…buon divertimento!

Google è un nome abbastanza idiota per un panda, ne convengo.
Me l’hanno fatto notare gli amici e persino Marta, che appioppa improbabili nomi alle bestie che tenta di portare in casa, si è detta un pò schifata.
Ma io sono stato irremovibile. O il panda si chiamava Google o qui non entrava.
È stato il mio unico dictat e ha funzionato. Marta ha ceduto. E ora ho un panda di nome Google che gira per casa e si ingozza a salatini e succhi di frutta, alla faccia di chi dice che mangia solo roba di qualità.
Ma com’è successo che mi contendo il divano con un musetto peloso bianco e nero, che mangia schifezze e produce più rifiuti solidi di un plotone di marine?
Per saperlo occorre tornare indietro, all’inizio delle tante sospirate vacanze dell’estate 2011.
Temevo il ferragosto.
Ogni anno Marta partiva con la tiritera sulla barbarie dei cani abbandonati e tentava di infilarne uno per la porta di casa.
E io li rispedivo immancabilmente al mittente, con la scusa che i cani non hanno un muso abbastanza simpatico per i miei gusti.
«È una scusa stupida!» diceva lei «Quelle povere bestie soffrono!»
«Soffro anch’io, a vedere i loro brutti musi.» rispondevo io, sfidando le sue ire da donna emancipata e socialmente impegnata e guadagnandomi l’appellativo di maschio sciovinista insensibile e bastardo.
La vita è una questione di compromessi. E gli epiteti mi andavano alla grande finché i cani rimanevano fuori casa.

Google Panda
Google Panda

Quest’anno mi aspettavo che partisse alla carica come al solito. Invece, verso la metà di luglio, mi spiazzò con la domanda:
«Qual è un muso abbastanza simpatico per i tuoi gusti?»
Annaspai. Cercava di fregarmi con le mie stesse armi. Marta è astuta ma io di più. Feci un gran sorriso e dissi:
«Non trovi che il panda sia un animaletto verameeeente simpatico? Con quel musetto puccioso è proprio un amore!»
Accompagnai il tutto con la gestualità esagerata tipica delle donne, ma Marta, chissà perché, non rise. Anzi, mi scoccò un’occhiata fulminante, il cui sottinteso era suppergiù: brutto schifoso, dove cavolo lo trovo un panda abbandonato in Italia?
Io colsi il sottinteso e gongolai. Avevo vinto.
Fino al 12 di agosto.
Il giorno in cui lei si presentò alla porta di casa con in braccio un orsetto a chiazze bianche e nere e con un sorriso trionfante che di sicuro stava per: non te l’aspettavi che lo trovassi, eh?
Lo ammetto. Non me l’aspettavo.
Tentai l’ultima carta.
Marta odia con tutta se stessa l’informatica e tutto il mondo del web. Dice che è una cosa stupida parlare di Google come se fosse una persona e non un insieme di calcoli matematici e di impulsi elettrici. Le do ragione. Questo è il motivo per cui un SEO non sembra mai tanto normale quando parla con gli esseri umani.
«Oggi è un giorno importante per il mio lavoro» dissi «Chiamiamolo Google. Il panda Google. Che ne dici?»
Come dicevo, la vita è una questione di compromessi.
Ho scoperto a mie spese che non sempre il compromesso è la soluzione migliore.
Se avessi ceduto anni prima, a quest’ora avrei un botolo che mangia il suo ciappi, dà la zampa e mi porta le ciabatte.
Invece è andata così. Ho vinto sul nome, e ora mi gira per casa un bestione di oltre cento chili che si chiama come un algoritmo e che ingolla ogni genere di schifezza.
Di nome e di fatto, il mio Google Panda.
Però ha un musetto tanto puccioso!

6 Risposte a “Il mio Google Panda”

  1. È proprio un adorabile animaletto “domestico” con le 2 a maiuscole – Aadorabile e Animaletto –
    Mi piacerebbe tanto averne uno uguale che mi trotterelli dietro, felice, in attesa della sua razione giornaliera prima di latte e poi di canne di bambù.
    Però, ora che ci penso, mi sorge un dubbio: il mio giardino non sarà troppo piccolo, per sistemarci dentro la sua cuccia, una volta che il tenero cuccioletto sarà diventato un adulto gigantesco? Mmm, temo proprio di sì… Mi sa che mi convenga ripiegare su un più comune cagnolino o criceto!
    Comunque condivido la tua osservazione, Matteo: panda Google ha davvero un musetto “tanto puccioso”.

  2. Ciao Gioia, grazie della lettura.
    Non so quanto sia grande il tuo giardino, ma il panda del racconto vive benissimo anche solo sul tuo divano! Ma forse il criceto è la soluzione ideale….anche se non è puccioso per nulla!
    Alla prossima!

  3. Questo racconto è bellissimo.
    E mi trovi anche d’accordo sul fatto che la vita sia una questione di compromessi, e che spesso non si rivelino essere la scelta migliore.
    Bello!

  4. Oh mamma… povero panda! pazienza che lo hai segregato in casa ma pure un nome così dovevi dargli?
    Ahaha… continuo a restare basita dalle tue idee.

  5. Eh, in realtà questa non è stata un’idea mia, ma del mio capo. Questo racconto fa parte di un progettino che riguarda il mio lavoro. Però devo dire che mi è venuto bene.
    Grazie della lettura e del commento!

I commenti sono chiusi.

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